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Ostetricia nella sanità salernitana: “Alcuni servizi solo in strutture private”

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“E’ innegabile che in Campania ci sia decisamente una aumentata incidenza di tagli cesarei in pazienti primigravide, vale a dire di tagli cesarei primari, ma non sempre le responsabilità sono da attribuire solo ed esclusivamente ai ginecologi, in quanto ci sono una serie di fattori che esulano dalle competenze strettamente professionali e ricadono su anomalie organizzative che hanno un notevole peso nel determinismo di tale fenomeno.

Guardando ai punti nascita della nostra provincia di Salerno, duole, purtroppo dover precisare che il servizio di partoanalgesia è appannaggio solo delle strutture private accreditate e non di quelle pubbliche, compresa l’Azienda Universitaria “Ruggi”, determinando una grave sperequazione sociale e classista tra chi può e chi non può permettersi determinate cure nonostante tale procedura compaia nei livelli essenziali di assistenza già a partire dal 2017. Risulta chiaro che la presenza della partoanalgesia renderebbe più umano il parto e favorirebbe la riduzione del ricorso al cesareo”.

Così Mario Polichetti, coordinatore provinciale della Uil Fpl per l’area Materno Infantile interviene sul momento attuale che vive la sanità salernitana nel settore dell’ostetricia.

“Altro punto importante è la scarsezza dei corsi di accompagnamento alla nascita, che insieme alla analgesia, rappresentano il percorso virtuoso di umanizzazione della nascita che rappresenta un indicatore di civiltà e di progresso sociale più di tante altre effimere manifestazioni – ha detto -.

Lo smantellamento della rete ospedaliera regionale e provinciale ha creato una dicotomia poco virtuosa tra pubblico e privato con il risultato che tutto ciò che è più antieconomico e rischioso gioco forza viene curato dalle strutture pubbliche e la parte buona, invece, afferisce alle strutture private che appaiono più virtuose. In ambito ostetrico il pubblico ha difficoltà attrattive legate alle scadenti condizioni alberghiere con le conseguenze facilmente immaginabili di fuga verso il privato per i casi ordinari che, deo gratias, rappresentano la maggioranza.

L’Azienda Ruggi, oltre a non avere la partoanalgesia non ha effettuato i lavori di ammodernamento ed ampliamento della Terapia intensiva neonatale che frustra notevolmente le possibilità di spingere sul parto vaginale operativo per evitare sequele causate da sofferenze ipossico ischemiche intra partum.

Da tutto ciò discende che le responsabilità delle alte percentuali di incidenza dei tagli cesarei nelle pazienti primigravide vanno equamente ripartite tra i sanitari e managers della sanità pubblica che, con le debite eccezioni, non sempre riescono a fornire gli strumenti giusti alle persone giuste per affrontare e risolvere i problemi”.

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