Dal report sono 5,6 milioni gli individui e 1,9 milioni i nuclei familiari che nel 2021 vivono in povertà assoluta, ossia nella impossibilità di sostenere le spese minime per condurre una vita decente e dignitosa. Una platea esposta a fragilità croniche che cresce inesorabilmente e quasi sempre estromessa dai benefici dei decreti governativi degli ultimi due anni.
La rappresentazione plastica di tutto ciò è l’accesso di oltre 2 milioni di persone ai servizi delle mense Caritas a cui si unisce l’allarme del Banco alimentare, che annovera un aumento di aiuti nel primo semestre 2022 per ulteriori 50 mila persone.
Il nostro punto di osservazione – dichiara Gianluca Mastrovito, Presidente della Rete dei Servizi Acli Salerno – ci restituisce un dato inconfutabile: la povertà si è cronicizzata, cresce e non è correlata al reddito che oggi non è parafulmine al pericolo indigenza. Il lavoro e l’istruzione continuano ad essere gli unici anticorpi per contrastare la povertà.
Nel nostro paese sono 4,5 milioni i lavoratori pagati meno di 9 euro lordi (soglia paga oraria minima) e si calcola che 2 milioni siano sotto la soglia dei 6 euro mentre 1 milione di persone non percepisce mille euro al mese. I woorking poor del ventunesimo secolo, che pur avendo un lavoro ed un reddito rischiano di scivolare nel bisogno estremo. Per questo servono politiche strutturali per affrontarlo e non interventi spot che non producono alcun ristoro all’economia reale.
Bisogna assolutamente rivedere il modello di presa in carico del cittadino – continua Mastrovito – che richiede un sistema di politiche e misure territoriali dagli obiettivi vincolanti. Urge un approccio multidimensionale che tenga insieme interventi settoriali che coinvolgano lavoro, politiche socio-sanitarie, educative ed abitative.
L’ultimo rapporto del Sole24ore presentato al Festival dell’Economia di Trento che disegna una nuova geografia provinciale del benessere, evidenzia quanto siano diversificati gli indici sulla qualità della vita alle diverse latitudini e pertanto quanto diventi urgente orientare investimenti e progetti per ridurre i divari territoriali a partire dalle aree meno competitive del Paese.
Siamo consapevoli – conclude Mastrovito – che con una pandemia non del tutto alle spalle ed una guerra alle porte dell’Europa sarà complesso intraprendere la via per una crescita economica e sociale e lo sarà ancor di più se non si decide di farlo attraverso un nucleo di riforme che incidano sul lavoro, il fisco, la giustizia ed il welfare nella sua imprescindibile dimensione socio-sanitaria.
La rete dei Servizi delle Acli, attraverso i tanti presidi territoriali della provincia, continueranno nel frattempo a svolgere quel lavoro di cerniera sociale, tra diritti e bisogni che ci espone in prima linea quali intermediari strutturali delle funzioni della PA e degli Enti erogatori sovranazionali, garantendo quella insostituibile azione di advocacy delle prestazioni.