E così dopo lo scorso 22 maggio – nella piazza virtuale social, ma anche in quella reale – Danilo Iervolino è finito per diventare il “pidocchioso prestanome” di Lotito, Maurizio Milan l’ultimo degli “sprovveduti” e Mara Andria nulla di più di una presenza “estremamente gradevole”. Appena un mese prima, il presidente della Salernitana era considerato – plebiscitariamente – il nuovo Messia del calcio italiano, l’amministratore delegato il Manager con i controfiocchi e la responsabile dell’area comunicazione l’Imperatrice dei media.
Non dovrei sorprendermi, eppure ancora mi sorprendo di cotante incoerenza e irriconoscenza di noi salernitani – costa ammetterlo, ma è così – verso chi ci ha salvati, nel giro di meno di cinque mesi, dalla cancellazione dagli organici dei club professionistici della Figc e dalla serie B (risultato più prestigioso in 103 anni di storia, non solo gloriosa).
Sempre nella nostra Salerno “bipolare” gli amministratori locali, fino a quel fatidico 22 maggio, si sono preoccupati solo di mettersi in fila – quasi proni – per accreditarsi con la proprietà e il management della nuova società, brillando di luce propria per i ritardi nell’apertura del tunnel di accesso al terreno di gioco dell’Arechi dal settore centrale della tribuna; per il mancato impiego dei fondi regionali delle Universiadi indispensabili per installare gli altri tornelli che avrebbero consentito l’apertura in condizioni di sicurezza della Curva Nord; per non essere riusciti per una stagione intera a partorire uno straccio di piano traffico che ci evitasse ingorghi, code e attese estenuanti all’uscita dallo stadio; per essersi fatti bocciare da un questore (a onor del vero) più realista del re, più di una volta, le misure minime che garantissero l’ordine pubblico per la sistemazione di un maxischermo per assistere in Piazza della Libertà alla diretta della partita contro l’Udinese; per aver rinviato alle calende greche la stesura di uno schema di convenzione pluriennale per l’impianto di via Allende, per il quale la società ha già commissionato, finanziato e approvato un progetto di restyling complessivo.
Appena un mese dopo, gli stessi rappresentanti del popolo (anche sportivo) invece di andarsi a nascondere dai loro elettori per manifesta incapacità amministrativa, e di vergognarsi con chi attualmente gestisce la U. S. Salernitana 1919 per gli impegni disattesi, si sono vestiti dei panni di “masanielli” di casa nostra per perorare la causa della riduzione dei prezzi (rivedibili, soprattutto nei settori popolari e con agevolazioni troppo rigide per i nuclei familiari) di una campagna abbonamenti, che – in tutta onestà – ha avuto un solo peccato originale: essere stata buttata in pasto, indiscriminatamente, a social e web senza un passaggio preventivo attraverso una conferenza stampa.
Sono arrivati i nostri amministratori locali addirittura a convocare la società (privata) a Palazzo di Città, manco fosse l’U.S. Salernitana 1919 una loro municipalizzata. Pur provando a riconoscere (mi sforzo, ma non ci riesco) la finalità “nobile” della loro iniziativa, sono stati quanto meno intempestivi. Li ho definiti “paraculi” nel Tg Sport di LiraTv, e non me lo rimangio!
Ma i tifosi hanno fatto prima e meglio di loro. Sia quelli associati al Centro di Coordinamento (a proposito: non demordere Riccardo Santoro nel portare avanti una filosofia di ricompattamento tra le ancora troppe anime della tifoseria!) che quelli che non si riconoscono in questa organizzazione. Tifosi comuni e non che, ieri sera, l’ad Milan ha “ricevuto” per strada, ha ascoltato nel ristorante, ha rassicurato seduto a tavola. Questa società ha l’umiltà – non comune – di riconoscere i propri errori (di valutazione), di rivedere le proprie posizioni, di fare tesoro dei suggerimenti: perché, fondamentalmente, ha rispetto dei figli di questa nostra Salerno “bipolare”.
E, forse, merita ancora fiducia per quello che ha fatto fino al 22 maggio e per quello che farà – anche questo, a mio avviso, sarebbe un segnale di crescita e di maturità dell’intero ambiente – dal primo luglio (apertura ufficiale del calciomercato).
Nel mentre, siccome non mi piacciono i processi di beatificazione in vita di chicchessia, ribadisco – e riscrivo chiaramente – che non ho condiviso la rottura con Sabatini (qualunque sia stata la”reale” motivazione tra le parti), non ho apprezzato qualche colpo di testa (e di pancia) di Iervolino e qualche sua promessa avventata, aspetto di vedere all’opera De Sanctis e di giudicare, senza prevenzione, le sue operazioni in entrata (e anche in uscita) e auspico la ripresa di una comunicazione meno social e più tradizionale, dopo il corto circuito, che oggettivamente si è verificato nelle ultime settimane. E che ha nuociuto alla pacificazione interna e, soprattutto all’immagine esterna: quell’immagine di simpatia che la U.S. Salernitana 1919 era riuscita a conquistarsi e meritarsi.
E adesso posso concedermi un bagno nelle acque (apparentemente) pulite della nostra Salerno “bipolare”.
Enrico Scapaticci