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Avvocato e tifoso truffano genitori di un tifoso morto in incidente

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C’è anche un avvocato di Salerno tra i 38 destinatari delle misure cautelari eseguite oggi dai carabinieri del Comando Provinciale di Salerno: il legale è accusato di avere fatto entrare droga nel carcere di Bellizzi e di avere truffato, insieme a un capo ultras, i genitori di un ventenne deceduto in un incidente stradale, facendosi pagare 160mila euro del risarcimento ricevuto dalla famiglia.

Le misure cautelari (13 in carcere, 22 ai domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria) sono state eseguite questa mattina tra le province di Salerno, Avellino, Frosinone, Caserta e Chieti, i destinatari sono indagati, a vario titolo, di “estorsione e lesioni personali, aggravati dalla finalità mafiosa, porto e detenzione di armi in luogo pubblico, concorso di spaccio di sostanze stupefacenti, indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricettazione, riciclaggio, truffa”; disposto il sequestro preventivo di beni per 74mila euro a carico di due società, un bar e una società di servizi.

Le indagini sono partite ad aprile 2019 dai carabinieri di Salerno, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Durante gli accertamenti sono stati sequestrati oltre 28 chili di droga, per lo più hashish, e sono stati arrestati in flagranza o denunciati 13 soggetti per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e porto illegale di armi in luogo pubblico, e sono stati effettuati numerosi altri sequestri di droga a carico di acquirenti e assuntori.

Destinatari delle misure in carcere sono Antonio Adami, Aldo Alfieri, Francesco Candela, Matteo Fortunato, Gerardo Giordano, Francescantonio Mascia, Antonio Novelli, Cesare Pennasilico, Massimo Sica, Domenico Stellato, Giovanni Zullo, Giuseppe Stellato e Raffaele Delle Chiaie. Disposti i domiciliari per Luigi Calabrese, Ugo Corsini, Domenico De Crescenzo, Ugo De Lucci, Pasquale Esposito, Lucia Franceschelli, Orlando Guadagno, Enrico Landi, Valentin Sorin Herman, Antonietta Izzo, Angela Petringola, Marco Pezzano, Anna Santoriello, Alessandro Santoro, Massimo Stabile, Mario Viviani, Andrea Santaniello, Giuseppina Picardi, Antonio Castellano ed Anna D’Arienzo. Sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, infine, Consolato Esposito e Riccardo Galdi, Michele Biancardi.

I militari hanno ricostruito una organizzazione criminale che faceva capo a Giuseppe Stellato, alias “Pappachione”, che secondo gli inquirenti avrebbe allacciato rapporti con diversi pregiudicati nel tentativo di formare un gruppo autonomo per controllare lo spaccio di droga nella zona orientale di Salerno. La “scalata” sarebbe partita prima del mese di maggio 2020, quando fu definitivamente scarcerato, sfruttando i permessi che gli consentivano di rientrare a Salerno. Il progetto sarebbe stato stroncato da un nuovo arresto, avvenuto il 25 luglio 2020 per violazione degli obblighi della sorveglianza speciale.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, Stellato avrebbe costretto i pusher dell’area orientale e di alcune strade del centro di Salerno a pagargli una tangente sulla vendita di droga e avrebbe estorto soldi anche a un commerciante; si sarebbe inoltre reso responsabile insieme ad altri due indagati di una “stesa” a luglio 2020, quando da un’automobile furono esplosi 13 colpi di Kalashnikov contro alcuni palazzi. Lo stesso Stellato, insieme ad altri 7 indagati, avrebbe gambizzato un pusher, causandogli ferite guaribili in 30 giorni, per imporre la propria supremazia territoriale.

Gli inquirenti hanno ricostruito un’attività di spaccio nel carcere di Bellizzi (Avellino), gestita da due detenuti che sarebbero riusciti ad ottenere la droga durante i colloqui tramite alcuni familiari e il loro avvocato. Lo stesso avvocato, anche lui tra i destinatari della misura cautelare, è accusato di avere truffato la famiglia di un giovane tifoso morto in un incidente insieme a un capo ultras e a un altro indagato; la somma sarebbe stata poi spartita tra i tre.

In sostanza il capo ultras avrebbe convinto i genitori del ventenne ad affidarsi a quel legale che, falsificando la documentazione fiscale sulle spese sostenute per i funerali e per le consulenze tecniche di parte, avrebbe gonfiato gli oneri a lui dovuti e si sarebbe fatto consegnare 160mila euro dal totale liquidato dall’assicurazione.

Per questa vicenda agli indagati è contestata l’aggravante di avere approfittato della “condizione di minorata difesa delle vittime, dovuta allo stato di sofferenza psicologica derivante dalla morte del giovane”.

Parte della somma sarebbe stata riciclata attraverso una fattura falsa da 43.310 euro emessa dalla società di consulenza di proprietà della moglie di uno degli indagati. La stessa donna, legale rappresentante di una impresa individuale di Pontecagnano Faiano (Salerno), avrebbe incassato indebitamente dei contributi a fondo perduto che lo Stato aveva messo a disposizione delle imprese colpite dall’emergenza epidemiologica Covid-19; con documentazioni e dichiarazioni false avrebbe ottenuto 30.856 euro, facendo scattare l’accusa di indebita percezione di erogazioni pubbliche.

fonte FanPage.it

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