Salvo, poi, lasciare uno spioncino aperto perché sì, va bene scimmiottare i maestri del depistaggio (da Moggi in giù), ma non bisogna neppure esagerare: meglio, sopratutto se si è appena arrivati, lasciare qua e là dei sassolini per non far perdere la retta via.
E il trucco, evidentemente, ha funzionato se è vero, com’è vero, che l’Atalanta si è decisa a compiere il passo decisivo con cui assicurarsi Ederson, il centrocampista brasiliano considerato decisivo per ridare linfa all’Atalanta evidentemente esausta.
De Sanctis ha spostato l’attenzione mediatica sui rapporti tra il brasiliano e il club nerazzurro, ma molto girava intorno alla contropartita: quel Matteo Lovato che “ballava” ancora tra i campani e il Bologna. E insomma, sarà un caso (ma neanche poi tanto, considerata la risposta piccata dell’ad bergamasco Luca Percassi: «A Bergamo rispondiamo con i fatti»), ma poche ore dopo l’affare si è sbloccato: Ederson va a correre agli ordini di Gasperini, alla Salernitana arrivano 14 milioni di euro cash e Lovato, uno dei giovani difensori più interessanti del nostro calcio, valutato 11 milioni.
E l’operazione lascia il retrogusto gradevole delle strategie dialettiche del mercato: un’arte antica e purtroppo ormai troppo poco narrata, nella fretta vacua dell’ininterrotto flusso di notizie e delle continue pretese di primogenitura. Perché il calcio mercato è ancora, per fortuna, un “mestiere” pieno zeppo di retroscena e di abilità.
Fonte TuttoSport