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Puoti (primario Niguarda Milano): “Eccessivo allarmismo per Covid, casi gravi sono pochi”

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Corrono i contagi nella popolazione – ieri altri 8.500 positivi con meno tamponi rispetto agli ultimi giorni – e corrono anche fra il personale ospedaliero. Contagi e relative assenze dal lavoro, in un periodo in cui iniziano le ferie estive, che rischiano, se continuano ad aumentare i casi Covid fra i sanitari, di mandare in tilt il sistema pubblico. Anche perché a fronte dei ricoveri di pazienti che vengono trovati anche positivi al Covid – ieri è stata sfondata la soglia dei mille letti occupati in area medica – diventa ancora più difficile da far quadrare l’organizzazione interna. Ci vuole più personale per gestire i malati da tenere in isolamento perché positivi, proprio nel momento in cui anche gli ospedali erano pronti per le chiusure estive, programmate come ogni anno in alcuni settori.

“Più che l’ondata estiva di Omicron 4 e 5, ci spaventa la logistica ospedaliera che si viene a creare a causa di questa rimonta dei contagi – spiega Massimo Puoti, primario di Malattie Infettive dell’ospedale Niguarda – . Non abbiamo mai avuto un’ondata durante l’estate e questo al nostro interno crea problemi organizzativi non di poco conto, perché ci sono le chiusure di reparti collegate al minore afflusso di pazienti, che tra l’altro consentono le ferie del personale che sono necessarie in ragione del superlavoro di questi anni”. Al Niguarda al momento ci sono una cinquantina fra medici e infermieri a casa perché positivi al virus, su seimila operatori. All’Asst Santi Paolo e Carlo 28 su 4.200, una cifra un poco inferiore al Policlinico.

La Regione tiene strettamente d’occhio la situazione e la vicepresidente Letizia Moratti, assessora al Welfare, ha convocato l’unità di crisi per studiare come gestire la nuova ondata a livello ospedaliero, visto che non c’è nessun polo pubblico o accreditato che in questo momento sia Covid free. Si riparte dunque con la riconversione dei letti, la riorganizzazione interna, in un sistema che ormai è molto elastico. Ma che deve tenere conto delle ferie, meritate dai sanitari, dopo due anni e mezzo di guerra al virus.

Gli screening obbligatori negli ospedali pubblici per chi lavora in corsia hanno rilevato al 30 giugno 250 positivi, che si aggiungono a quelli ancora in isolamento dai giorni precedenti. Medici e infermieri che come tutti i positivi al Covid devono stare a casa per non infettare altri, fino al tampone negativo, che può arrivare dopo non meno di sette- dieci giorni. I dati aumenteranno, visto che si prevede una crescita delle curve ancora per qualche settimana, con un picco che potrebbe essere verso la fine del mese. “Dal punto di vista epidemiologico questa ondata viene ancora gestita come emergenza, c’è un’attenzione enorme, ma che potremmo definire eccessiva per le forme cliniche che stiamo riscontrando. Facciamo tamponi su tamponi per il Covid, quando in ospedale abbiamo virus e agenti patogeni ben più pericolosi” , continua Puoti.

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