Fine del mondo: cosa succederà all’umanità?
“La riduzione delle precipitazioni in Italia ha evidenziato negli ultimi settant’anni una riduzione della disponibilità media annua della risorsa idrica a livello nazionale”, ha spiegato Stefano Mariani, ricercatore dell’Area idrologia del Dipartimento per il monitoraggio e la tutela dell’ambiente e per la Conservazione della Biodiversità dell’ISPRA e membro degli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici e del relativo Comitato tecnico di coordinamento nazionale. Concludendo con: “A fronte di una disponibilità di risorsa idrica media annua di 550 mm (corrispondente a circa un volume di 166 miliardi di metri cubi, per il territorio nazionale) per il periodo 1921–1950, le nostre stime per l’ultimo trentennio (1991–2020) mostrano un valore annuo medio di 445,2 mm (corrispondente a circa 134,5 mld m3)”.
Nel 1555 Nostradamus parlava della fine del mondo legata alla siccità: “Per quarant’anni l’arcobaleno non sarà visto/Per 40 anni sarà visto ogni giorno/La terra secca diventerà più arida/E ci saranno grandi inondazioni quando sarà visto”. Tradotto in altre parole, l’Italia è nel bel mezzo di un preoccupante deficit idrico con il fiume Po ai minimi storici e l’acqua che risulta a tratti salata per via della risalita del mare verso la foce. “Il Tevere non è più biondo ma è diventato calvo”, dicono i romani. Quanto all’Emilia Romagna anche questa ha dichiarato lo stato d’emergenza.
D’altronde Nostradamus diceva: “Dopo una grande angoscia per l’umanità se ne prepara una ancora più grande. Gli uomini vedranno l’acqua salire e la terra cadere sotto di essa.” e ancora: “Riesci a vedere il fuoco dal cielo, una lunga scintilla che brucia? Nel cielo puoi vedere il fuoco e una lunga scia di scintille“.