Draghi verso le dimissioni, cosa succede adesso: ipotesi elezioni

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Nonostante il voto di fiducia incassato al Senato questa sera, le dimissioni di Mario Draghi sono dietro l’angolo. Si apre così una fase di crisi con tempi rigidamente scanditi dalla Costituzione a partire da quelli per indire le nuove elezioni che, si discute già, potrebbero essere il 25 settembre o, più probabilmente, il 2 ottobre visto che la prima data coincide con la festività del Capodanno ebraico.

Occorre combinare un complicato puzzle per arrivare a stabilire il giorno dell’apertura delle urne. In base all’articolo 61 della Costituzione, infatti, “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni. Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti”. A questa disposizione occorre aggiungere la norma elettorale per cui il decreto che fissa la data del voto deve essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale “non oltre il 45/mo giorno antecedente quello della votazione”.

Infine va anche considerata la disposizione relativa al voto degli italiani all’estero, che prevede che l’elenco provvisorio degli aventi diritto vada comunicato dal ministero dell’Interno a quello degli Esteri 60 giorni prima della data delle elezioni.

Sciogliendo le Camere nel prossimo fine settimana, insomma, sarebbe possibile votare sia il 25 settembre, se si considera il termine dei 60 giorni, sia il 2 ottobre, in questo caso però partendo da domenica prossima, 24 luglio. Difficile ipotizzare un voto trascorsi soltanto 45 giorni dalla fissazione della data delle elezioni: significherebbe andare alle urne l’11 settembre, con adempimenti e breve campagna elettorale in pieno agosto.

Tornando infine all’articolo 61 della Costituzione, nel decreto che fissa la data delle elezioni viene anche indicata quella per la riunione del nuovo Parlamento, che in caso di voto il 2 ottobre e in base ai precedenti potrebbe riunirsi il 21 ottobre.

In base allo scioglimento delle Camere e alla decisione della data del voto i partiti sapranno quali sono le scadenze per la presentazione delle liste che devono essere accompagnate da un notevole numero di firme (tra 1.500 e 2.000 firme in ogni circoscrizione proporzionale per i partiti che non hanno gruppi parlamentari).

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