La brillantezza e precisione con cui viene eseguito lo spartito, regala al pubblico un’esperienza unica che chiude il concerto sottolineando l’intesa speciale tra Muti e la ‘sua’ Orchestra giovanile con cinque minuti di applausi e con una standing ovation “placata” solo dal bis, l’Intermezzo di Fedora di Umberto Giordano.
Prima di congedarsi il Maestro parla al pubblico di Ravello per ribadire, ancora una volta, la necessità di interventi seri per la Musica, la cultura e soprattutto per i giovani: “Questi ragazzi sono il meglio dei nostri conservatori. – dice il maestro – Se si sono diplomati con il massimo dei voti, la loro aspirazione è trovare una sistemazione in questo mondo non solo per vivere ma anche per fare cultura e trasferirla a voi. Molti di loro però hanno avuto la disgrazia di nascere in posti, sicuramente belli, perché l’Italia è tutta meravigliosa, ma che non hanno orchestre, teatri, teatri di prosa e quindi non hanno un futuro.
Il nostro paese ha una storia artistica importantissima, non importante. Questi ragazzi sono una piccola espressione numerica della qualità che c’è in Italia e sono parte di quelle persone che possono diffondere la nostra cultura ma che non hanno molte possibilità. Dico queste cose con amarezza. Siamo il paese della musica o della storia della musica?” ha chiosato. Nel finale il Maestro lascia spazio per un applauso particolare a due musicisti ucraini parte dell’orchestra “Perché la musica unisce”. – conclude Muti. E aggiunge “Per chi ‘o ccapisce” strappando un’ultima risata al pubblico. (ph Vincet Ruocco, Nicola Mansi)