Allo studio un taglio del peso dei contributi che si versano ogni mese con lo stipendio per chi ha un reddito lordo annuo fino a 35mila euro. L’entità, e quindi il costo di questa misura, è da definire: potrebbe essere dello 0,8 per cento – come quella in vigore dall’inizio dell’anno – o un po’ più alta (1%) e varrebbe fino a dicembre. Un intervento del genere può valere, nell’arco di dodici mesi, qualche centinaio di euro in più in tasca.
Per chi invece ha già finito di lavorare, l’idea è di anticipare a settembre la rivalutazione delle pensioni al carovita, che altrimenti scatterebbe a gennaio. Di norma, l’aumento non è pari all’inflazione, perché il ritocco si calcola su un indice inferiore a quello generale dei prezzi e, inoltre, questo adeguamento è più basso per chi ha un assegno più alto.
Scompare dai radar, intanto, una riedizione del bonus da 200 euro. Ci si limiterà a darlo a chi finora era stato escluso, come precari e stagionali. Si allontana anche l’ipotesi di azzerare o ridurre l’Iva sui prodotti alimentari di largo consumo come pane, frutta e carne. Una misura contestata perché si applicherebbe a tutti, anche a chi non ha difficoltà economiche.
Ci sarà, invece, la proroga degli sconti sulle bollette sino a fine anno, con l’azzeramento delle spese non legate ai consumi e bonus per i più bisognosi. All’orizzonte anche l’allungamento dello sconto (30,5 centesimi al litro) sui carburanti fino a ottobre (scade il 21 agosto).
Per le imprese sul tavolo c’è l’estensione delle agevolazioni sulle tasse, soprattutto per quelle che consumano più energia, ma servono soldi anche per gli enti locali, i cui bilanci sarebbero provati dalle spese per il Covid e l’emergenza idrica.