Ribatte così all’ANSA Gabriele Mainetti, ospite al festival di Giffoni, quando gli si chiede quanto è importante un film come il suo in un momento in cui il mondo è scosso da una guerra che nessuno nemmeno poteva immaginare.
“E’ stato pensato e realizzato prima dell’Ucraina ma certo è d’attualità – dice il 46enne regista romano ma anche attore, sceneggiatore, produttore e compositore – perché la storia ci definisce enormemente come individui e fanno parte poi del nostro vissuto, quasi nel nostro Dna. Spesso e volentieri per ragioni assolutamente folli si cercano di mettere in discussione certe cose che sono accadute. Invece è veramente irrispettoso e tra l’altro pericolosissimo perché la storia ci insegna che certi percorsi sono ciclici e non escatologica, quindi non è che si cresce. Si impara dal passato? Beh se si tramanda sì ma se lo si dimentica…”.
Ai giovani che vogliono intraprendere la sua strada consiglia: “Ho studiato sempre molto, il percorso universitario mi è servito molto. Il film in fondo è come una tesi. Però se tu non ricerchi, non studi fino alla fine, farai tesi compilative e non di ricerca che sono quelle più importanti e sono scritte bene te le pubblicano”.
A Giffoni è tornata anche la frizzante e promettente Aurora Giovinazzo, tra i protagonisti di Freak Out, che spiega di sentirsi tra amici (chiama anche un Giffoner a ballare un po’ di salsa con lei sul palco) e senza filtri racconta: “Prima ho fatto spot, poi fiction a cinque anni fino ad arrivare a Freaks out, come dico io, una botta di c… Gabriele Mainetti mi ha guidato in ogni istante, mi ha stimolato molto e mi ha fatto vedere questo mondo in chiave diversa”. (ANSA).
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