Ciò significa che solo il 32% del litorale della nostra regione è “free”, quasi una su tre. Negli ultimi due anni, le concessioni solo per stabilimenti balneari sono aumentate del 23%: sono 1.125 nel 2021 erano 916 nel 2016. Record per i comuni di Meta di Sorrento dove 87% di spiagge occupate, Cellole e Battipaglia rispettivamente con 84% e 68%.
A fare il punto della situazione e dei cambiamenti in corso lungo le aree costiere è il nuovo rapporto di Legambiente “Spiagge 2022”, diffuso oggi a pochi giorni dall’approvazione del Ddl concorrenza che pone finalmente fine alla proroga infinita alle concessioni balneari fissando l’obbligo di messa a gara dal primo gennaio 2024, così come deciso dalla sentenza del Consiglio di Stato.
Complessivamente in Campania – scrive Legambiente – sono 4.772 le concessioni demaniali marittime, di cui 1125 sono per stabilimenti balneari, 166 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti concessioni sono distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo. Ma a pesare sulle poche spiagge campane è anche il problema dell’erosione costiera con la presenza di 85 km di tratti di litorale in erosione, il 54% delle spiagge basse sabbiose (escluse le isole).
E poi c’è la questione legata alle coste non balneabili: complessivamente lungo la Penisola il 7,7% dei tratti di coste sabbiose è di fatto interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. Sicilia e Campania contano in totale circa 55 km su 87 km interdetti a livello nazionale. Seppur l’approvazione del Ddl concorrenza abbia portato un’importante novità, per l’associazione ambientalista sono ancora molti gli ostacoli da superare per garantire una gestione delle coste attenta alle questioni ambientali.
Per questo Legambiente lancia oggi un pacchetto di cinque proposte affinché nella prossima legislatura si arrivi ad avere finalmente una legge nazionale per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e allo stesso tempo un quadro di regole e un quadro di regole certe che premino sostenibilità ambientale, innovazione e qualità.
Cinque i pilastri su cui si dovrà concentrare il lavoro: garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione, ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge, definire una strategia nazionale contro erosione e inquinamento e un’altra per l’adattamento dei litorali al cambiamento climatico. Sarà fondamentale per questo dare gambe ai decreti attuativi del Decreto Concorrenza per far sì che le prossime procedure di affidamento delle concessioni siano finalmente trasparenti.
“Le spiagge rappresentano una straordinaria risorsa del nostro Paese, sia in chiave ambientale che turistica, ma anche spazi vissuti da milioni di persone per diversi mesi all’anno. Un patrimonio ambientale e pubblico così straordinario deve essere gestito nella massima trasparenza, tutelando il diritto a fruire delle spiagge.
“Purtroppo in Italia – dichiara Mariateresa Imparato, presidente regionale Legambiente – non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Un’anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio. L’errore della discussione politica di questi anni sta nel fatto che si è concentrata tutta l’attenzione intorno alla Direttiva Bolkestein finendo per coprire tutte le questioni, senza distinguere tra bravi imprenditori e non, e senza guardare a come innovare e riqualificare. Occorre accelerare nella direzione della qualità e sostenibilità ambientale, replicando quelle esperienze virtuose e green messe in campo già da molti lidi e apprezzate sempre più dai cittadini che cercano qualità e rispetto dell’ambiente
In Italia non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione, tale scelta viene lasciata alle Regioni che il più delle volte optano per percentuali molto basse. Tra i casi legislativi virtuosi si trova la Puglia che da 15 anni, grazie alla Legge Regionale 17/2006 (la cosiddetta Legge Minervini✁), ha stabilito il principio del diritto di accesso al mare per tutti fissando una percentuale di spiagge libere pari al 60%, superiore rispetto a quelle da poter dare in concessione (40% ). Di segnale opposto si comporta la Campania che ha imposto un limite minimo (ed irrisorio) del 20% della linea di costa dedicato a spiagge libere.
Spiagge ed erosione. La prima ragione- denuncia Legambiente- è legata ai processi di erosione costiera. Gli ultimi dati regionali pubblicati anche nelle Linee Guida Nazionali sulla erosione costiera (TNEC 2018), riportano la presenza di 85 km di tratti di litorale in erosione, il 54% delle spiagge basse sabbiose (escluse le isole). I 65 km censiti di opere radenti classificate come costa fittizia, sono in buona parte ex spiagge ora scomparse. Quindi una lettura più realistica dei dati sulle coste basse, porterebbe la loro percentuale in erosione a circa l’80%.
In particolare, Ischia, vede tutte le spiagge in erosione e un parallelo alto tasso di artificializzazione del litorale. Il litorale domiziano, in particolare a Castel Volturno (CE), negli ultimi 10 anni ha visto sparire intere spiagge fino ad un arretramento di 200-300 metri della linea di riva, a causa dell✥irrigidimento della costa portato da pennelli e frangiflutti. Il rischio erosione fino a 100 metri riguarda, invece, gli arenili di Pollica, Castellabate, Camerota, Agropoli, Montecorice, Maiori, Eboli, Procida, Ascea, Capaccio Paestum, Barano, Mondragone, Battipaglia, Pozzuoli, Positano, Vibonati, Amalfi, Massa Lubrense, Bacoli, Pisciotta, Serrara Fontana, Casamicciola Terme, Vietri sul Mare.
Proprio rispetto a molti comuni che già vedono livelli elevati di erosione costiera va ricordato l’appalto del cosiddetto Grande Progetto del Golfo di Salerno, che prevede una artificializzazione di circa 40 km del litorale della piana del Sele. Il progetto, del valore di 70 milioni di euro finanziato anche con fondi europei, prevede la messa in opera di 1,2 milioni di tonnellate di massi, tra pennelli e barriere, oltre che un primo intervento di ripascimento di circa 200.000 metri cubi di sabbia. Queste strutture di tipo rigido, poste a poca distanza le une dalle altre, non contrastano l’erosione costiera proteggendo i sedimenti sabbiosi.
Buone pratiche e stabilimenti green: Anche quest’anno nel report “Spiagge 2022” si segnalano le buone pratiche contro l’erosione costiera per la gestione dei litorali e poi alcune storie di stabilimenti che puntano su un’offerta green e di qualità. In Campania sono segnalate a livello nazionale nel comune di Eboli dove si trova una fascia pinetata gestita dal circolo di Legambiente Silaris Eboli. Qui i volontari preservano l’ area con l’obiettivo di conservare la flora tipica della macchia mediterranea e proteggere l’arenile.
Il circolo gestisce, cura e promuove l’area protetta dunale da più di 10 anni. A Marina di Ascea il Posidonia Beach Club ha ricostruito la duna alle spalle dello stabilimento, spianata da precedenti gestori per realizzare un parcheggio. Inoltre presenta un impianto fotovoltaico ed un orto in spiaggia che utilizza anche a scopo didattico durante l’autunno o la primavera. A Marina di Camerota i Lidi del Parco sono un marchio d’impresa creato dall’Associazione Stabilimenti Balneari Marina di Camerota in partenariato con l’Ente Parco Nazionale del Cilento.
Chi ne fa parte attua la raccolta differenziata, partecipa alle diverse giornate ecologiche per la pulizia dei fondali e delle spiagge. Un’eccellenza è rappresentata dall’ Oasi dunale – Capaccio Paestum che si trova in corrispondenza della famosa area archeologica, sul litorale pestano, e che occupa una superficie di ben 16 ettari (11 di pineta e 5 di spiaggia) gestita dal circolo di Legambiente Freewheeling di Capaccio-Paestum. Tante le attività messe in campo: dal percorso sensoriale alla macchia mediterranea per non vedenti, la costruzione di passerelle per permettere a tutti la discesa a mare, i campi di volontariato per il supporto estivo, il collegamento con l’area archeologica di Paestum attraverso la cura del percorso degli Argonauti d’intesa con i migranti ospiti sul territorio.
Dum Dum Republic – Capaccio Paestum il Beach club del Cilento che sorge all’ombra dell’area archeologica dei templi di Paestum e da molti anni ha scelto di evitare materiali monouso o di sostituirli dove è necessario, consentendo solo l’utilizzo di materiale biodegradabile e compostabile. L’iniziativa più creativa è la sfida ai clienti a non chiedere la cannuccia, proponendo, per gli aperitivi in riva al mare, l’utilizzo di maccheroni di zito per sorseggiare i drinks. La conversione green continua con l’utilizzo di piatti in ceramica per il pranzo, stoviglie di acciaio e l’antica bottiglia di vetro dal fascino retrò a tavola, vassoi di legno e asporto riciclabile oltre che una massiccia campagna sulla raccolta differenziata in spiaggia.