Il razzo della stazione spaziale
Catalogato come CZ-5B, era un enorme rottame, pesante oltre 20 tonnellate, è il più grosso oggetto a venire giù dai tempi della Salyut nel 1991. Dal 24 luglio orbitava attorno alla Terra dopo aver esaurito il suo compito: lanciare Wentian, il secondo elemento della stazione spaziale cinese Tiangong. Il Lunga marcia 5B utilizzato per il decollo aveva un solo stadio per fare tutto il lavoro, aiutato da quattro booster.
Dunque era molto massiccio, e dopo aver raggiunto i 300 chilometri di altezza, per consegnare il carico, ha cominciato a scendere sempre più velocemente di quota, trascinato giù dall’attrito con l’atmosfera che diventa più densa mano a mano che si abbassa. Difficile che CZ-5B si sia consumato totalmente bruciando per l’attrito dell’atmosfera. Le probabilità che un oggetto in caduta dallo spazio danneggi qualcosa sono però minuscole, ancora minori quelle che possa colpire qualcuno. Ma non sono zero.
Come più volte lamentato da agenzie spaziali di altri Paesi, Nasa in testa, la Cina non ha previsto un sistema di rientro controllato che lo spinga giù al momento giusto per precipitare in mare, creando così preoccupazione e incertezza come in passato. L’inclinazione della sua orbita (41,47 gradi) implica va che la sua traiettoria passasse sopra a una porzione del globo compresa tra le latitudini 41,47 nord e 41,47 sud. “È chiaro che la Cina non sta rispettando gli standard di responsabilità per quanto riguarda i suoi detriti spaziali – ha dichiarato il capo dell’Agenzia spaziale americana – le nazioni spaziali devono ridurre al minimo i rischi per le persone e le proprietà sulla Terra derivanti dai rientri di oggetti spaziali e massimizzare la trasparenza di queste operazioni”.
L’incertezza delle previsioni
Sapere dove e quando un oggetto lanciato nello spazio, in orbita attorno alla Terra, farà rientro, è molto difficile. Perché ci si affida alle osservazioni da Terra con le antenne di monitoraggio radar. A ogni passaggio si rilevano velocità e quota e si possono affinare i calcoli. Ciò che è ancora molto difficile da misurare è il comportamento e la densità degli strati alti dell’atmosfera. Prova ne è che a poche ore dal rientro, la finestra oraria dell’evento aveva ancora un’incertezza di più o meno sei ore. In pochi minuti, un oggetto che viaggia a migliaia di chilometri all’ora, percorre centinaia di chilometri.
Anche il momento e il luogo della caduta vera e propria può essere un’incognita. Se nessun osservatore (telescopi, antenne radar o persone) è a portata per testimoniarlo, anche la posizione dell’eventuale impatto potrebbe restare molto vaga. Tutta questa incertezza ha spinto l’Agenzia spaziale europea a sviluppare sistemi per il rientro controllato dei pezzi di razzo che potrebbero restare in orbita come spazzatura spaziale. La Nasa ha richiamato più volte la Cina a progettare i propri razzi in maniera responsabile, in modo tale che si disintegrino al rientro.
È infatti la terza volta in appena due anni che il pezzo di un Lunga marcia viene abbandonato e impone al mondo questa apprensione. Nel 2020 si schiantò in un villaggio in Costa d’avorio, danneggiando diversi edifici. Nel 2021 finì tutto nell’Oceano indiano. Nel 2016 la vecchia stazione spaziale cinese, Tiangong, diventò incontrollabile. Senza nessuna possibilità di essere governata da Terra, precipitò in qualche punto del Pacifico o dell’Atlantico meridionali. Un motivo in più per imporre, a livello internazionale, sistemi aggiuntivi di controllo da applicare a qualsiasi oggetto si lanci e che sia abbastanza pesante da creare preoccupazione. Piccoli razzi o propulsori da attivare in caso di necessità per innescare una caduta repentina e innocua in qualche luogo remoto, così da evitare questo tipo di rischi.
Fonte: LaRepubblica