“L’episodio si è giustamente diffuso a macchia d’olio. La portata della notizia, tra l’altro operata da professionisti accreditati, ha sconcertato a rassegnato l’intera comunità provinciale ma anche nazionale.
In genere in sala operatoria, vengono messi in atto dei meccanismi tesi a prevenire simili incidenti. Viene sempre fatta una conta delle garze adoperate e quando qualche garza viene meno ci si trova di fronte un problema palese. Una garza smarrita non può volatilizzarsi come se si giocasse a nascondino. Evidentemente c’era da qualche parte. Parte della superficialità si è manifestata nel mancato accertamento del numero delle garze.
Non si riesce a capire come mai non si è fatto tutto il necessario per capire cosa fosse successo. Oltretutto è difficile che non abbia dato immediatamente segni della sua presenza nel sistema circolatorio. Ricordiamo infatti che si trattava di un tessuto di 14-15 cm di lunghezza e posto in prossimità di organi vitali. È davvero un fatto curioso che non abbia creato urgenze di nessun tipo”.
Qual è il punto di vista sul dottor Enrico Coscioni?
“Non rivedrò la mia opinione sul collega Coscioni da un giorno all’altro. Insomma, è vero che attualmente non è delle migliori ma vorrei fare una considerazione diversa, che colga a pieno la radice del problema. Il pubblico inesperto deve sapere che qui a Salerno abbiamo un vero primato mondiale in termini strutturali.
Siamo gli unici, infatti, ad avere ben due reparti di Cardiochirurgia. Si tratta di un record mondiale che rende difficile il livellamento dei colleghi e non fa altro che generare le solite conflittualità. È inevitabile che si crei una sorta di competizione sia sul piano personale che professionale, e questo a prescindere dai nomi perché ne va per mezzo il sistema organizzativo necessariamente compromesso dalla contesa”.