“L’atto discriminatorio perpetrato con toni dispregiativi nei confronti dell’infermiere – affermano Alfonso Della Porta e Pietro Antonacchio – è da condannare ma soprattutto è la punta dell’iceberg che palesa una condizione lavorativa della struttura più volte attenzionata e oramai non più sostenibile, soprattutto relativamente ai rapporti umani degenerati a causa di una gestione tutt’altro che tesa all’efficienza e all’efficacia.
Apostrofare con toni dispregiativi un operatore denigrandolo davanti a numerosi colleghi è un fatto tanto più grave se rapportato al fatto che tale atteggiamento parte da personale con funzioni dirigenziali e di coordinamento delle attività, la cui missione dovrebbe essere quella di creare rapporti fiduciari e solidali tra gli addetti nel massimo rispetto della persona e delle sue scelte anche sessuali”.