Giffoni, il fratello del panettiere fatto a pezzi dalla famiglia: «Non era lui il mostro»

Ciro Palmieri aveva installato telecamere in ogni angolo della casa a Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno. Diceva che era solo un modo per proteggere i famigliari, ma secondo il parroco del paese aveva trasformato quell’abitazione in una prigione dalla quale sua moglie Monica Milite e i suoi figli uscivano raramente. Il 43enne lavorava come panettiere nella vicina Giffoni Sei Casali e dallo scorso 29 luglio nessuno ha avuto più notizie di lui.

«Lei mi diceva: “Se n’è andato, non è tornato. Sono andate a prenderlo delle persone di un brutto giro”», racconta ai microfoni del Tg3 Luca Palmieri, fratello di Ciro. Non ha mai creduto ai racconti di sua cognata, nemmeno quando è andata a Chi l’ha visto? a fare un appello in tv. Luca sospettava che Monica nascondesse qualcosa, ma mai avrebbe immaginato quello che è successo.

Sono proprio quelle telecamere a offrire la versione più attendibile di quel pomeriggio del 29 luglio. Si vede Ciro lanciare una lattina contro sua moglie Monica che decide di reagire: prima lo colpisce con una scopa, poi prende un coltello e inizia a pugnalarlo seguita da due dei suoi figli. Alla fine, non senza difficoltà, i tre lo portano via da quella casa per gettarlo in un dirupo tra le montagne vicine.

«Papà picchiava la mamma», racconta uno dei due ragazzi, il 15enne, al procuratore del Tribunale per minorenni di Salerno. Un clima di terrore che aleggiava in quella casa, testimoniata anche da una denuncia presentata sette anni fa da Monica per maltrattamenti nei confronti di Ciro, poi ritirata. Che il panettiere fosse violento non è più un mistero. Suo fratello dice di non giustificare quei suoi comportamenti: «Però da uno schiaffo ad arrivare a un’atrocità del genere, io penso che il mostro non sia mio fratello».

Il ritrovamento dei coltelli

I coltelli usati dalla moglie e i due figli sono stati ritrovati in un giardino poco distante da casa. Sono loro ad aver detto ai carabinieri di Giffoni dove li avevano nascosti, proprio come hanno fatto con il cadavere di Ciro. I tre sono accusati di omicidio aggravato, anche dalla crudeltà dell’azione, e occultamento di cadavere. All’omicidio di Ciro aveva assistito impietrito il figlio più piccolo, di appena 11 anni. Sotto choc, è stato affidato ai servizi sociali e presto potrebbe essere dato in affido al quarto fratello, il più grande che lavora al nord e che è rientrato a Giffoni nelle scorse ore.

Fonte articolo: www.open.online

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