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Giffoni, panettiere trucidato dalla famiglia: trovate in giardino le armi del delitto

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Un altro tassello compone il puzzle dell’omicidio di Ciro Palmieri, il panettiere di Giffoni Valle Piana (Salerno) ucciso e fatto a pezzi figli e moglie: ritrovati dai carabinieri i tre coltelli che rappresenterebbero le armi del delitto. I carabinieri della stazione di Giffoni Valle Piana, guidati dal capitano Graziano Maddalena, hanno recuperato e sequestrato le armi dissotterrate dal giardino che si trova poco distante dall’abitazione di via Marano.

La storia è orribile: dopo aver ucciso il congiunto  43enne con diverse coltellate, la moglie Monica Milite, i figlio ventenne Massimiliano e l’altro figlio di 15 anni, gli hanno anche amputato una gamba, probabilmente per trasportare ed occultare meglio il cadavere. Alla scena ha assistito l’altro figlio 11enne, ora affidato ai servizi sociali.

Poi nel corso della notte si sono disfatti del corpo, abbandonandolo in un dirupo lungo la strada provinciale 25, tra Giffoni Valle Piana e Serino (Avellino). La sera del 30 luglio la moglie di Palmieri si è presentata ai carabinieri della locale stazione per denunciarne la scomparsa di cui si è occupata anche la trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”. Le armi sono state occultate in un giardino poco distante dalla loro abitazione.

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Come è stato scoperto il delitto? Grazie alle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza. C’è un filmato che ha immortalato la lite scoppiata nell’abitazione di via Marano e, soprattutto, la reazione d’impeto avuta prima dalla moglie e poi dai figli che hanno massacrato con più armi da taglio il 43enne. Il video era stato malamente cancellato e recuperato dai tecnici durante le indagini.

Secondo la ricostruzione degli investigatori l’omicidio è avvenuto nel pomeriggio del 29 luglio, al culmine di una lite familiare. Sette anni fa Monica Milite denunciò per maltrattamenti il marito ma successivamente avrebbe ritrattato quelle accuse.

Probabile tuttavia quei problemi familiari non siano mai stati superati del tutto e che la situazione sia tragicamente precipitata nel pomeriggio del 29 luglio. Tuttavia potrebbero emergere anche altri elementi: gli investigatori lavorano ancora in tal senso.

Quando i militari hanno notificato i provvedimenti di fermo, gli indagati hanno avuto «atteggiamento collaborativo» che ha permesso di ritrovare sia le armi del delitto che il cadavere.

fonte www.fanpage.it

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