Ad annunciare l’efficacia della polipillola è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares (CNIC) e del Cardiovascular Institute – Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di molteplici istituti in tutto il mondo, compresi l’IRCCS Istituti Clinici Scientifici Maugeri (M.P.) e il Dipartimento di Scienze Cliniche e Salute Pubblica dell’Università di Milano. Gli scienziati, coordinati dal professor Valentin Fuster direttore generale del CNIC e specialista in cardiologia del nosocomio statunitense, hanno determinato l’efficacia della polipillola nello studio SECURE (Secondary prevention of cardiovascular disease in the elderly) nel quale sono stati coinvolti circa 2.500 pazienti colpiti da un precedente infarto. I volontari, proveniente da sette Paesi europei (Italia compresa) avevano un’età media di 76 anni ed erano in maggioranza uomini (69 percento). Quasi l’80 percento soffriva di ipertensione; il 57,4 percento di diabete e circa il 50 percento aveva (o aveva avuto) il vizio del fumo.
I ricercatori hanno valutato i tassi di vari eventi cardiovascolari e di morte per malattia cardiovascolare nei pazienti che prendevano la polipillona e nel gruppo di controllo che non l’assumeva, determinando che il farmaco è in grado di abbattere di 1/3 il rischio di morte cardiovascolare e di 1/4 la combinazione di malattia cardiovascolare fatale, ictus non letale, secondo infarto e necessità di liberare le coronarie con un intervento d’emergenza. Ma cosa contiene esattamente la polipillola? Questo farmaco è composto da un anticoagulante (l’aspirina), un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina o ACE per controllare la pressione sanguigna (il ramipril) e una statina ipolipemizzante (atorvastatina).
Sono tutti e tre farmaci che vengono comunemente prescritti ai pazienti colpiti da infarto, tuttavia l’aderenza alla terapia spesso si riduce in modo significativo a mesi dall’evento, anche per via del consistente numero di pillole da assumere. La polipillola è un “all-in-one” che semplifica la vita e i medici volevano capire se potesse migliorare l’aderenza alla terapia e di conseguenza l’effetto salvavita, come poi dimostrato dallo studio.
“I risultati dello studio SECURE mostrano per la prima volta la polipillola, che contiene aspirina, ramipril e atorvastatina, ottiene riduzioni clinicamente rilevanti degli eventi cardiovascolari ricorrenti tra le persone che si sono riprese da un precedente infarto, grazie a una migliore aderenza dovuta alla semplificazione della polipillola, piuttosto che prendere i farmaci separatamente”, ha dichiarato il dottor Fuster in un comunicato stampa.
“La polipillola, essendo una strategia molto semplice che combina tre trattamenti essenziali per questo tipo di pazienti, ha dimostrato il suo valore perché una migliore aderenza significa che questi pazienti stanno ricevendo un trattamento migliore e quindi hanno un minor rischio di eventi cardiovascolari ricorrenti”, gli ha fatto eco il dottor Jose M. Castellano, direttore scientifico presso la HM Hospitals Research Foundation e primo autore dello studio.
I dettagli della ricerca “Polypill Strategy in Secondary Cardiovascular Prevention” sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica The New England Journal of Medicine e presentati al Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC 2022) in corso di svolgimento a Barcellona.
Fonte FanPage.it