Carissimi/e,
in questi giorni riaprono le scuole e un nuovo anno di studio e di lavoro bussa alle porte. Giustamente diversi sono i motivi di preoccupazione che agitano il vostro cuore, come quello di tutti noi: una situazione pandemica ancora non conclusa, la guerra in Ucraina con le gravi ripercussioni che essa porta, oltre quelle devastanti costituite dai morti e dalla separazione di molti nuclei familiari: la crisi energetica che si prospetta gravida di drammatiche conseguenze per la vita economica e sociale del nostro paese, con il fondato rischio di chiusure di imprese ed esercizi commerciali; un forte aumento dei costi per le famiglie e le singole persone; l’aumento esponenziale delle situazioni di povertà e il rischio di una conflittualità sociale sempre più marcato.
Tutto ciò, sicuramente, è vero e la soluzione non è certamente quella di chiudere gli occhi e non pensarci, oppure passare il tempo a lamentarsi contro tutto e tutti. Tutto ciò ci lascerebbe soltanto più vuoti e senza speranza. Un sacerdote che ho conosciuto – di cui ricorrono i 100 anni dalla nascita e che ha guidato alla fede migliaia di giovani, spesso ripeteva: «Le circostanze per cui Dio ci fa passare sono fattore essenziale e non secondario della nostra vocazione, della missione a cui ci chiama» (don Luigi Giussani). Questo vuol dire che tutto, ma proprio tutto, ciò che costituisce l’ambito in cui le nostre persone sono chiamate a vivere può rappresentare un’occasione per scoprire di più chi siamo, quali sono le esigenze più profonde che teniamo nel cuore e verificare, allo stesso tempo, ciò che ci aiuta a vivere con entusiasmo e impegno, e quello che – al contrario – prima o poi delude, lasciandoci più smarriti di prima.
Papa Francesco, all’inizio della Quaresima del 2019, si fermò a commentare un’espressione profonda del Vangelo di San Matteo: «Gesù ha detto: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. Il nostro cuore punta sempre in qualche direzione, è come una bussola in cerca di orientamento. Possiamo anche paragonarlo a una calamita: ha bisogno di attaccarsi a qualcosa. Ma se si attacca solo alle cose terrene, prima o poi ne diventa schiavo: le cose di cui servirsi diventano cose da servire. L’aspetto esteriore, il denaro, la carriera, i passatempi: se viviamo per loro, diventeranno idoli che ci usano, sirene che ci incantano e poi ci mandano alla deriva. Invece, se il cuore si attacca a quello che non passa, ritroviamo noi stessi e diventiamo liberi. […] Abbiamo bisogno di liberarci dai tentacoli del consumismo e dai lacci dell’egoismo, dal voler sempre di più, dal non accontentarci mai, dal cuore chiuso ai bisogni del povero. Gesù, che sul legno della croce arde di amore, ci chiama a una vita infuocata di Lui, che non si perde tra le ceneri del mondo; una vita che brucia di carità e non si spegne nella mediocrità. È difficile vivere come Lui chiede? Sì, è difficile, ma conduce alla meta».
Carissimi, non ho ricette facili da offrirvi, né lo vorrei: la verifica, infatti, di ciò che corrisponde esaurientemente al nostro cuore – a quella “bussola” che Dio ci ha dato per orientarci nel complesso, ma affascinante, mistero della nostra vita – è lasciata ad ognuno di voi. La condizione, tuttavia, necessaria per scoprirlo è vivere sempre ed intensamente la realtà, non accontentarsi di “guardarla dal balcone” (altra espressione di papa Francesco) o sui social, ma impegnarsi a fondo con essa. Il tempo della scuola rappresenta, per questo, un’occasione tra le più preziose e stimolanti: che sappiate, perciò, approfittarne.
Augurandovi un buon inizio di Anno scolastico, vi saluto tutti con affetto e vi benedico.
+ Andrea Bellandi
Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno