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La Salernitana, le ambizioni e la fede: Mazzocchi si racconta a DAZN Talks

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“Non ho sogni, ho obiettivi. Il sogno è quando si cerca di ottenere qualcosa mentre si dorme, a me invece piace conquistare le cose con il lavoro ed il sacrificio”. Si può riassumere in questo pensiero l’essenza di Pasquale Mazzocchi, l’esterno della Salernitana ospita della trasmissione Dazn Talks dell’omonima emittente.

IL GRUPPO. “La nostra forza è stata sempre quella di essere un gruppo forte ed unito non solo in campo ma anche al di fuori. E’ stata la nostra spinta nel raggiungimento della salvezza lo scorso anno ma anche in questa stagione sta nascendo un ottima squadra ed il Mister riesce in qualsiasi momento a creare sintonia ed unione tra noi”.

IL MISTER. “Nicola è una persona speciale che prima di essere un grande allenatore è un grande uomo. Ti entra dentro, nell’anima e tra me e lui a volte basta uno sguardo per trovare una intesa”.

IL RAPPORTO CON I COMPAGNI. “Rido e scherzo con tuttI anche con i ragazzi stranieri con i quali spesso interagisco con i gesti. Stiamo affrontando un inizio di campionato importante quindi l’umore è già alto di suo nello spogliatoio ma bisogna sempre stare con i piedi per terra”.

IL GIOCO. A Mazzocchi viene chiesto di definire alunni compagni con un aggettivo in napoletano. L’esterno granata non si sottrae! Krzys Piatek: «Bellu guaglione» per l’occhio azzurro ammaliatore; Frank Ribery: «O mostr’» per la bravura fuori dalla norma; Lassana Coulbalu: “O Animal” per la sua forza fisica; Davide Nicola: «O Maestral» perché è semplicemente il Maestro.

 

CURIOSITA’. “Ho insegnato qualche frase in napoletano a Coulibaly, «Passam’ u pallon». Devo dire che Lassana ha imparato bene la lezione!” La notte più bella quella dopo l’esordio in Serie A o dopo il primo gol? “Tra le due sicuramente quella dopo la rete perchè per me è stata una liberazione dopo due mesi di polemiche e chiacchiericci sul mio conto che ci sono stati durante il periodo di calciomercato”.

LA FEDE. “Sono un ragazzo molto credente anche se poco praticante per via degli impegni. A Salerno ad esempio ho scelto una casa molto vicina ad una chiesa perché mi piace stare a contatto con nostro Signore anche in questo modo. Ognuno manifesta la sua fede nel modo che ritiene migliore, io lo faccio anche con i tatuaggi”.

Il CORO PREFERITO. “Sono sincero, quando gioco sono sempre molto concentrato sulla partita e sento poco le parole della Curva. Sento solo sempre molto casino. Allo stadio i tifosi cantano dal primo secondo e fino a quando rientri negli spogliatoi. Sono eccezionali”.

LA SALVEZZA DELLO SCORSO ANNO. “Quell’impresa all’inizio era un obiettivo troppo lontano per pensare solo di arrivarci e focalizzarlo. Il mister è stato bravo a darci le motivazioni reali e personali partita dopo partita. Sembra una banalità ma così è stato. Abbiamo fatto qualcosa che resterà nella storia e si ripeterà difficilmente se non tra 100 anni. Dispiace tantissimo aver sbagliato proprio l’ultima partita, quella decisiva davanti ai nostri tifosi che ci mostrarono una coreografica unica nel genere del tifo. Alla fine, grazie a Dio, abbiamo comunque ottenuto quello che onestamente avevamo meritato e con fatica ci eravamo conquistati pezzo dopo pezzo”.

PENSARE A QUALCOSA DI PIU’ DELLA SALVEZZA? “Questo deve essere la nostra ambizione, spingerci a fare sempre meglio ma non dobbiamo dimenticarci da dove veniamo e cosa abbiamo affrontato per essere qui quest’anno. Cechiamo noi ‘vecchi’ di farlo capire anche ai nuovi arrivati. Venerdì giochiamo contro una squadra in salute che venderà cara la pelle ma noi saremo all’Arechi e sappiamo di avere sempre il 12esimo uomo in campo con noi. La passione che c’è a Salerno è qualcosa di magico, solo chi la vive può capirlo”.

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