Uno sciopero globale che si è tenuto a due giorni dalle elezioni politiche. Non è mancato, infatti, un forte “j’accuse” della piazza alla classe dirigente: “gli incendi, la siccità, l’aumento costante delle temperature, i morti causati dall’alluvione nelle marche pesano sulla coscienza di una classe politica che usa la transizione ecologica solo come slogan elettorale e continua a non prendere posizione verso i reali responsabili del cambiamento climatico” questo è quanto si sente dai megafoni in testa al corteo.
Con le mani sporche di pittura nera e uno striscione che recitava: IL FUTURO È NERO, CAMBIAMO SISTEMA! Un grido di rabbia sull’urgenza di un cambiamento reale davanti ad un luogo simbolo degli ecomostri e della cementificazione selvaggia e soprattutto di una classe politica che investe in grandi opere inutili e dannose per autocelebrarsi invece di rispondere ai bisogni del pianeta: uscita dal fossile, investimenti strutturali nelle energie rinnovabili, trasporto pubblico elettrico, stop al consumo di suolo, alla produzione di plastica, deforestazione, politiche estrattive.