In questo filone s’inserisce la misura varata nel marzo del 2021 dal governo Draghi, fresco d’insediamento. Lo stesso premier ne definì la natura: “Questo in effetti è un condono, ma un condono di multe di oltre dieci anni fa che noi abbiamo contenuto nell’importo”. Si trattava di un colpo di spugna a multe, bolli e balzelli fino a 5mila euro, relativi al 2000-2010, ma solo per chi aveva un reddito fino a 30mila euro.
Cosa invece si voglia fare adesso non è stato deciso. Tra le ipotesi, quella di una sanatoria per le cartelle di taglio ridotto (tra mille e tremila euro), in cambio di una piccola percentuale (10-20%) a carico del contribuente, da versare a rate, senza sanzioni e interessi. In un Paese dove l’evasione (contributi pensionistici compresi) vale 100 miliardi l’anno, idee di questo tipo fanno sempre discutere.
Chi sostiene le sanatorie ricorda che cercare di incassare i debiti fiscali più vecchi (in magazzino ce n’è per 1000 miliardi) è pressoché impossibile, perché riguardano persone defunte, nullatenenti o società fallite. Per contro, a parte lo smacco per chi ha sempre pagato, le rottamazioni non sembrano centrare gli obiettivi. L’Osservatorio Conti Pubblici dell’Università Cattolica stima che sono stati effettivamente incassati meno della metà degli oltre 53 miliardi che lo Stato pensava di ricavare con la mezza dozzina di operazioni di pace fiscale fatte dal 2016 a oggi.
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