Franca Fendi, la vita
Nata nel 1935, partecipò sin da giovanissima alla gestione dell’azienda che, dagli anni Sessanta in avanti, fiorì sotto la guida delle cinque sorelle. Strategicamente, le sorelle Fendi si suddivisero equamente i ruoli fin dal principio: Franca divenne responsabile acquisti e direttrice del punto vendita di via Borgognona. È proprio in quel periodo, nel 1965, che nacque il sodalizio con Karl Lagerfeld, il quale si inserì come direttore creativo in quell’azienda tutta al femminile destinata a diventare uno dei marchi più importanti del fashion system. Fu lo stilista tedesco a paragonare le sorelle Fendi alle cinque dita di una mano: inseparabili, interconnesse, sempre operative all’unisono.
“Le cinque sorelle Fendi erano le prime a entrare in ufficio e le ultime a spegnere la luce“, ricorda Silvia Venturini Fendi, figlia di Anna e nipote di Franca. “Ai tempi non c’erano red carpet, né visibilità. Tutto si faceva per passione. Mia madre e le zie preparavano le collezioni di notte, a uffici chiusi. L’atelier era un luogo di energia, di incontro, di discussione”.
Come per tutto il clan Fendi, per Franca i rapporti familiari erano importantissimi: “Sono sempre stati fondamentali per settantacinque anni, sia con i nostri genitori, che tra noi cinque che poi con i nostri figli, abbiamo sempre preso le decisioni importanti insieme” ha dichiarato. Ma c’è una relazione in particolare che lei stessa ha voluto omaggiare scrivendo un libro: quella con il marito Luigi Formilli, scomparso nel 2001. Nel memoir “Sei con me. La nostra grande, unica storia d’amore”, pubblicato da Rizzoli nel 2018, Franca Fendi apre per la prima volta una finestra sulla sua vita privata, e ripercorre la storia della sua vita celebrando il grande amore che l’ha legata per tanti anni al marito.
“In un mondo mutevole di faville e privilegi, come la realtà che ho potuto abitare, il vero e unico privilegio per me è stato quello di averti incontrato”, scrive Franca Fendi rivolgendosi direttamente a lui. “Chi ha conosciuto il vero amore sa che la pienezza è anche nei vuoti che lascia”, prosegue, “Nella mia mano che nasconde un dito. Nel mio corpo dove manca un organo che tanti anni fa per amore ho donato”. Quella che Franca Fendi usa non è una metafora: la signora della moda donò veramente un rene al marito che necessitava di un trapianto a causa di una malattia. Un gesto che permise alla coppia di veder nascere quattro figli e ben nove nipoti.
Ma raccontare della sua storia d’amore significa anche ripercorrere a ritroso un’epoca particolare, quella dell’Italia che stava cambiando, che risorgeva dopo la guerra e nella quale si viveva con la sensazione che tutto fosse possibile. Mutamenti sociali, politici, nel costume scandivano gli anni Sessanta e Settanta, ricordava Franca Fendi nel suo memoir, portando con sé un nuovo concetto di stile, che spaziava “dai figli dei fiori allo stile da discoteca, dalle minigonne ai caftani etnici, dalle zeppe vertiginose ai sandali rasoterra”.
La lunga lettera d’amore dedicata a Formilli è un espediente per raccontare un’epoca, un momento magico per la moda italiana, ma anche la donna (anzi, le donne) dietro l’azienda familiare più celebre del fashion system. La scrittrice Simona Sparaco, che ha aiutato Franca Fendi nella stesura del libro, scrive nella postfazione: “Credevo fosse più emozionante inventare un personaggio che scrivere di vita vera, solo perché non avevo mai conosciuto una persona come lei”.