Nelle sue ultime esperienze è mancata sinergia?
“Ho sempre in mente la prima volta che venne Setti a Verona, eravamo in Serie B. Eravamo davanti alla tavola, neanche mi salutò e mi disse che avrei dovuto lavorare in sinergia. Risposi che non vedevo l’ora di poter condividere l’aspetto tecnico e quant’altro”.
A Cremona cos’è successo?
“Da quando ho smesso di giocare ho voluto da subito allenare. Sentivo dentro il mestiere, ho fatto tanta gavetta e ne sono orgoglioso. Per qualcuno la strada è dritta, per me è stata piena di curve. Di sicuro ci ho messo del mio… Comunque ci vuole un rapporto tra uomini e a Cremona era completamente diverso. Così come competenze e conoscenze: c’è chi l’anno prima faceva l’autista e quello dopo il ds, o viceversa. Insomma, ho avuto problemi con l’autista… Comunque è passato, inutile rivangare”.
Quanto brucia la mancata promozione col Padova?
“Se non vinci sembra che hai fallito, ma siamo arrivati lassù e abbiamo perso i playoff all’ultimo calcio di rigore. Fa parte del percorso di crescita, sono esperienze che metti sulla bilancia. Tanti record, è mancata solo la promozione. Ma va bene, si accettano anche sconfitte”.
Non ha mai allenato al sud.
“C’è sempre una prima volta… Speriamo che prima o poi arrivi. I discorsi sono sempre stati molto politici. Allenare a Verona non è facile, quando vai in giro puoi avere qualche problema. Magari avrei potuto stemperare certe cose, ma ognuno ha il suo carattere e il mio è questo”.
L’ha cercata davvero il Catania?
“Non saprei…”.
Le sarebbe piaciuta?
“Catania è sicuramente una piazza importante, anche se servirà tempo vista la categoria in cui sono oggi”.