Nello specifico, il programma favorisce l’implemento del Lavoro di pubblica utilità e l’attività di volontariato a valenza riparativa a beneficio della Comunità, vittima di una condotta contra legem. Il tutto è ricompreso nel più ampio ricorso al Lavoro di pubblica utilità in favore di soggetti liberi in “Sospensione del procedimento penale con Messa alla Prova”.
L’obiettivo pratico si sostanzia nella realizzazione di lavori di tinteggiatura dei locali in uso all’Udepe di Salerno, attraverso l’ausilio del know how, delle competenze professionali e dello spirito organizzativo della Cooperativa Vivere, pronta ad ospitare, da oltre un anno, soggetti sottoposti alla “Sospensione del procedimento con Messa alla Prova”, al fine di favorire il “Lavoro di pubblica utilità” in ogni sua declinazione.
Ciò non è da considerarsi come iniziativa isolata, finalizzata alla mera attività di tinteggiatura, bensì si inserisce nell’alveo dei molteplici disegni a contenuto sociale posti in essere negli ultimi mesi. La Cooperativa Vivere, infatti, ha già accolto oltre una dozzina di soggetti attraverso gli istituti della Messa alla Prova e dell’Affidamento al Lavoro, su proposta dell’Udepe di Salerno, impegnandoli anche per la pulizia ed il ripristino delle aiuole nella zona industriale di Salerno.
L’istituto giuridico della Messa alla Prova prevede che l’imputato svolga “lavori di pubblica utilità” ed attività riparative, mirate all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato. Attraverso questo istituto, il condannato/imputato si impegna, altresì, a ristorare ed a risarcire il danno cagionato nei confronti della società e, laddove possibile, nei confronti della vittima del reato stesso.
Ecco perché, grazie a realtà private, come nel caso della Cooperativa Vivere, questo istituto riesce ad imprimere ancor più un impatto sociale. Il progetto Refresh, attraverso l’istituto della Messa alla Prova, intende esplicare un triplice scopo, così come riportato anche nel testo della convenzione:
Concedere la possibilità agli imputati/condannati i riparare il danno cagionato alla Comunità, implementando la ratio del Lavoro di pubblica utilità;
Formare professionalmente gli imputati/condannati, attraverso momenti o percorsi di formazione ed attività on the job, capaci di evidenziare attitudini personali e di sviluppare nuove competenze. Tali competenze potranno essere spese sul mercato del lavoro, generando così possibilità di employability;
Accrescere la sinergia tra realtà pubbliche e private, consolidando best practices in favore della collettività.
Le attività di volontariato a valenza riparativa ed il messaggio sociale
Sono sempre più le Partnership ed i disegni volti alla massima espansione delle attività di volontariato a valenza riparativa, sotto forma di programmi e piani finalizzati a favorire azioni di utilità sociale, necessarie per ricostruire lo strappo nella Comunità. La ratio è assimilabile alla volontà di voler offrire un’altra possibilità ai soggetti che si sono resi protagonisti di condotte contra legem.
I reati, anche se di lieve entità, arrecano strappi al tessuto sociale di ogni singola Comunità e le azioni di pubblica utilità si configurano quali attività capaci di risarcire, anche solo in piccola parte.
L’attività di volontariato a valenza riparativa si declina nelle dimensioni relazionali, sociali e comunitarie all’interno delle quali si colloca l’evento delittuoso e si classifica, a pieno titolo, nell’ambito dei percorsi di giustizia riparativa. Si tratta di spazi di adesione volontaria e partecipata ai percorsi di riparazione e di opportunità di responsabilizzazione circa le conseguenze del reato nei confronti della persona offesa, all’interno della vicenda penale.
I percorsi proposti in alternativa al carcere mirano alla sensibilizzazione e alla promozione di attività di utilità sociale e collettiva, ma soprattutto all’inclusione sociale degli imputati/condannati, nella più alta considerazione della funzione della pena.
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