“Senza prevenzione gli esiti possono essere nei casi migliori invalidanti, a volte sono letali. Per questo completare il ciclo di vaccinazioni è importante e il pediatra, insieme ad eventuali specialisti che incontrano il bimbo, diano informazioni scientifiche e univoche”, ha dichiarato Carla Ungaro, dirigente medico di Pediatria all’Asl Napoli 1, intervenuta durante la tavola rotonda “Pre-occupiamoci della meningite in Campania: la protezione del paziente pediatrico”, promossa da Adnkronos Comunicazione, con il supporto non condizionante di GlaxoSmithKline.
L’evento ha fatto luce sugli interventi in corso e da potenziare per recuperare i cicli vaccinali non conclusi, previsti dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019. “Ci aspettiamo nuovi casi, ora che non ci sono più le restrizioni sanitarie per il contenimento del Covid – ha affermato Pietro Buono, dirigente Struttura di supporto tecnico operativo della Direzione generale Salute, regione Campania -. Ma non basta l’offerta attiva ai genitori: occorre che ci sia collaborazione con i pediatri di libera scelta e tornare a parlare di vaccini nelle scuole.
La Regione Puglia ha fatto un lavoro di prossimità scolastica molto efficace. Nessuna costrizione, ma offerta reale alle famiglie: è una modalità che avvicina e aumenta l’adesione”. Il dialogo, l’accompagnamento da parte degli operatori sanitari secondo Buono deve tener conto il contesto in cui si opera. “Se altrove l’offerta ha esito positivo, in Campania occorre maggiore ascolto. Occorrono politiche sanitarie integrate con il sociale, un welfare che abbracci scuole, comuni, assistenti sociali. Anche perché la vaccinazione contro il ceppo C e il tetravalente è al 91% di coperture, mentre la meningite di ceppo B ha quote ancora insufficienti”.
Nel 2017 l’introduzione dell’obbligo vaccinale per poter accedere alle scuole dell’infanzia aveva dato ulteriore impulso al raggiungimento delle coperture previste dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale, però è necessario agire affinché non si interrompa il ciclo di profilassi. “Non abbiamo coperture ancora ottimali su tutti i ceppi, la meningite dà una catena di contagio che non va sottovalutata e va controllata con una costante prevenzione – ha sottolineato Angelo D’Argenzio, dirigente dell’UOD Prevenzione e Igiene sanitaria della Regione Campania –. La medicina di territorio è stata cruciale durante la pandemia, ora con il Pnrr pensiamo a Case della salute che fungono da centri vaccinali di prossimità, in modo di fare salute coinvolgendo la pediatria di base, la specialistica ambulatoriale dei distretti e strutture intermedie come gli ospedali di comunità, per ridurre l’impatto sui policlinici”.
Nelle sette aziende sanitarie locali campane gli esperti hanno evidenziato il bisogno di attivare ora una programmazione con linee guida omogenee e che favorisca di fare sempre più rete fra specialisti, strutture vaccinali e pediatri. “Dobbiamo implementare percorsi che ci consentano di vaccinare il 100% dei bambini – ha dichiarato Antonio D’Avino, medico pediatra e presidente di Fimp, la Federazione Italiana Medici Pediatri -. Dobbiamo far capire a tutti i genitori che questa patologia ha un exitus molto rapido, in sole 24-48 ore ci possono essere modifiche a livello neurologico gravissime nel bambino. Ma dobbiamo attivarci anche per gli adolescenti, per raggiungere i quali sarebbe utile coordinarsi con i centri vaccinali. La loro è una fascia d’età che ci compete ma che spesso ci sfugge, non essendoci per loro obbligatorietà vaccinale. Sebbene i dati di cui disponiamo non siano allarmanti, dobbiamo e possiamo migliorare”.