In occasione del compleanno, da Mosca gli è giunta una cassa di venti bottiglie di vodka e “un messaggio dolcissimo”. Ha ricambiato l’omaggio con una cassa di venti bottiglie di lambrusco e un messaggio parimenti “dolcissimo”.
Ora che due uomini si scambino affettuosità, non deve spingere ad alcun commento ironico o, peggio, malizioso. Tutto si può pensare dei due protagonisti della love story a distanza tranne che abbiano attitudini diverse dal maschio cameratismo.
Il traffico di carinerie è di lunga data. Il letto russo con baldacchino nella precedente residenza romana, eternato dalla foto galeotta della occupante di turno. I soggiorni del russo e famiglia nella villa sarda. Il colbacco per difendersi dal gelo fuori la dacia, dentro riscaldata da leggiadre assistenti.
Dallo scoppio del conflitto il rapporto s’era raffreddato, pare che Putin si negasse addirittura al telefono. Chiaro segno da innamorato deluso dal comportamento dell’altro. Anche qui nessuna malizia, l’innamoramento non comporta necessariamente il salto verso l’intimità.
Ora che un leader occidentale ancora influente dialoghi in modo più che cordiale con il leader meno amato dall’Occidente, non può che aprirci alla speranza. Vuoi vedere che sotto la scorza del duro si celi uno spirito gentile. Berlusconi, a suo dire, è il primo dei cinque più cari amici di Putin. Ignoriamo chi siano gli altri quattro, possiamo supporre nessuno di nazionalità ucraina.
La diplomazia funziona con i contatti ufficiali, dalla fredda nota verbale al colloquio fino alla trattativa. La diplomazia, arte desueta da febbraio, si nutre pure dei contatti informali: per stabilire una corrente di simpatia. Di qui gli incontri conviviali, gli appuntamenti appartati, i doni.
Se i due capi s’intendono, la trattativa sarà condotta dai diplomatici con la loro benevolenza. Tanto per rammentare un illustre russo appena scomparso. Mikhail Gorbachev piacque subito a Londra. L’arcigna Lady Thatcher, che non la faceva bene a nessuno, commentò “I like Mr. Gorbachev. We can do business together”. Per la figlia orgogliosa del padre bottegaio è un apprezzamento non da poco. Significa che questo russo al quale sto per vendere la merce, nel caso i valori occidentali, pagherà quanto riceve.
Con l’attuale uomo al Cremlino gli affari vanno decisamente male. Egli rinuncia ai proventi del gas pur di costringere gli Europei al freddo. Non Berlusconi, che è ancora provvisto del colbacco della dacia.
C’è una nota interrogativa nello scambio di “amorosi sensi”. Ed è la scelta delle bevande. Passi per la vodka, il vessillo del bere russo. Ma il lambrusco?
Mesi addietro Gambero rosso dedicò un numero alla rinascita del lambrusco, per riscattarlo dagli imbarazzanti ricordi. Di quando era venduto in lattina per spacciarlo da Italian Coke. Una bevanda poco alcolica, dal colore violaceo e non caffè dell’autentica, idonea a liberare in bocca tante bollicine per ripulirla dai grassi del cheeseburger, la combinazione fatale a qualsiasi iperteso.
Che Berlusconi abbia voluto dare una mano, da par suo, ai produttori di lambrusco? Un vino emiliano, le uve si allevano nel triangolo Modena-Reggio-Parma, l’ultimo ridotto di quel che resta della Sinistra e dominio del candidato Segretario PD. Forse una prova surrettizia di grande coalizione, nel caso fallisca il tentativo della Destra?
Un Gran Lombardo come il Senatore Berlusconi avrebbe potuto scegliere fra le bollicine di Franciacorta e Oltrepò Pavese, i blasonati Chardonnay e Pinot Noir. E allora perché percorrere la Via Emilia verso sud fino al triangolo?
La risposta potrebbe essere che il frizzantino emiliano costa meno degli spumanti lombardi metodo classico. E che ad un prodotto pop come la vodka vada contrapposto un prodotto parimenti pop. We’re friends, dear Vlad!
di Cosimo Risi
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