Il Ministro degli Esteri ha una lunga carriera fra Bruxelles (da Commissario all’Industria) e Strasburgo (da Presidente del Parlamento europeo). Nei Palazzi aborriti dai sovranisti, il nido dei tecnocrati “apatrides” per dirla con Charles de Gaulle, si muoverà con la disinvoltura dell’anziano routinier, avvezzo a comprendere il senso delle alleanze.
Sono di due tipi. Fra Germania e Francia, il famoso asse franco-tedesco, considerato il motore del processo d’integrazione e finalmente liberato dalla zavorra britannica. Fra le famiglie dei Popolari e dei Socialisti e Democratici, con i Liberali. In ambedue le alleanze la presenza di uno stato membro a guida sovranista, che possa contare su Ungheria e Polonia, risulterebbe dissonante. E financo rischiosa se si pensa alle ulteriori quote del Recovery Fund da incassare ed all’idea di rendere strutturale la possibilità per la Commissione di indebitarsi.
Il Ministro per gli affari europei viene anch’egli dal Parlamento europeo. Eredita il compito dei fondi strutturali, sia di vecchia che di nuova generazione (il Recovery Fund nella versione italiana di PNRR).
Il Ministro dell’Economia sembra esente dalle nostalgie del sovranismo monetario. L’euro garantisce la credibilità internazionale e ci consente di restare nella corrente principale degli stati membri. Il nostro destino di paese fondatore.
Mediterraneo. Dal Mediterraneo siamo “condannati” a dipendere sempre più. La ricerca di fonti energetiche aggiuntive e alternative – si pensi a Algeria, Cipro, Libia, Egitto, Israele-Libano – rende il Mare non solo il luogo dei traffici di esseri uomini ma anche di trasporto degli idrocarburi. Per non parlare della vulnerabilità dei cavi sottomarini su cui viaggiano le comunicazioni.
L’approccio non può essere solo di contrastare i flussi dei clandestini. Va cercata una strategia per la cooperazione di lungo periodo, scevra da elementi dogmatici.
NATO. La lealtà atlantica è ribadita al massimo livello del Governo. Certe esternazioni di comprensione verso la Russia potrebbero non essere del tutto incoerenti. Un abboccamento diplomatico con la controparte è necessario se si vuole uscire dallo stallo della guerra di logoramento. In qualsiasi momento ed in maniera imprevista può deflagrare in conflitto generalizzato. Quando le armi rombano vicino a noi, è meglio che tacciano al più presto.
Russia. La Russia è un paese europeo, da tenere agganciato all’Europa anziché lasciarlo scivolare verso la sponda asiatica. Allo stato l’esercizio rasenta l’impossibile, deve restare la nostra bussola. Il terzo mandato da Presidente a Xi jinping è indice di una Cina che blinda il potere all’interno per “dare l’assalto al cielo”, come la bella frase di Karl Marx. Unificare il paese, primeggiare nei campi dell’economia, del commercio, dell’influenza politica.
di Cosimo Risi