Una diocesi “in ascolto del mondo dello sport”, riprendendo il titolo del talk che ha visto intervenire anche don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della CEI. All’evento, organizzato dall’Ufficio diocesano Sport e Tempo Libero, diretto da Renato Malangone, ha partecipato anche Paola Berardino, delegato provinciale Coni. “Lo sport deve raccontare storie di sorrisi”, ha detto.
C’era anche la US Salernitana 1919, con una delegazione di giocatori della Primavera e l’amministratore delegato, Maurizio Milan, che ha sottolineato ancora una volta la disponibilità e vicinanza del club granata al territorio. Presente e particolarmente attiva nel dibattito anche la cooperativa del Villaggio di Esteban, che rappresenta il cavalluccio con la “Salernitana For Special” nei campionati di calcio a sette dedicati a persone con disabilità.
Non sono mancati rappresentanti delle scuole calcio, delle realtà oratoriali (ANSPI Salerno, A Volo a Volo), degli enti di promozione sportiva (US ACLI e PGS), della pallacanestro (Virtus Arechi, Power Basket, Salerno ’92), pallavolo (P2P), scherma (presente il consigliere federale salernitano, Matteo Autuori), arti marziali (Gsk Ciro Bracciante).
“Ai giovani dico di seguire i valori e le regole dello sport che sono ferree e di aiuto anche per lo sviluppo integrale della persona. Lo spirito di gruppo, il riconoscimento dei propri limiti sono cose che aiutano a crescere”, la chiosa di Monsignor Bellandi, che ha poi affrontato anche un argomento di stretta attualità come le ferree restrizioni alla prossima trasferta dei tifosi della Salernitana per la partita contro la Lazio:
“Ci auguriamo di poter cancellare dalla nostra esperienza questa esasperazione delle rivalità. Il discorso va fatto all’origine, sul come siamo educati a vedere una sana competizione. Se viene a mancare il riconoscimento di un rispetto di fondo, in campo come sugli spalti, diventa tutto una sorta di campo di battaglia. La nostra società a volte è conflittuale e non solo nello sport. Sembra che per farsi vedere bravi, capaci e potenti si debba schiacciare l’altro, che diventa individuo da eliminare. Tutto ciò è antitesi della vita e dei valori ai quali lo sport educa”.