La “crisi d’impresa dell’azienda calcio”. Di Antonio Sanges

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Lo scorso 15 luglio sono entrate in vigore le nuove regole sulla “crisi d’impresa” (D.Legsl 14/19) modificate per recepire la “direttiva insolvency”(n.2019/1023). L’art. 2 della normativa de quo, definisce il concetto di “crisi” secondo il quale, lo stato del debitore che rende probabile l’insolvenza, si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi.

In base a tale normativa, quale sara’ l’impatto della “legge sulla crisi d’impresa” sulle strategie aziendali dei club di calcio italiani? Il sondaggio attivato da SWG, rileva che il “sistema calcio italiano”, è in grave crisi e lo stesso avrebbe bisogno di un profondo rinnovamento. (Fonte Gazzetta dello Sport)

I tifosi ed appassionati, intervistati da SWG hanno evidenziato “criticità dell’azienda calcio italiana”, proponendo i seguenti correttivi: 1) aumento degli investimenti sui giovani calciatori (91% degli intervistati); 2) limite agli stipendi con attivazione del salary cup (90%); 3) riduzioni dei costi fissi di gestione invece che un aumento dei ricavi (78%); 4) bilancio societario sostenibile quale elemento migliorativo, rispetto ad un successo sportivo determinato con spese faraoniche (76%).

La 12^ edizione di Report Calcio 2022, conferma che l’azienda calcio italiana, rileva evidenti criticità riguardo la “sostenibilità economico-finanziaria”, con relativo “squilibrio strutturale”,  che già prima della pandemia risultava particolarmente evidenziato. Dal documento sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia (PricewaterhouseCoopers), si evince che nei 12 anni analizzati prima dell’impatto del Covid-19 (dal 07-08 al 18-19), il calcio professionistico italiano ha prodotto un ‘rosso’ aggregato pari a circa 4,1 miliardi di euro (quasi € 1m al giorno). (Fonte Calcio&Finanza)

Tale dato evidenzia che il 79% dei bilanci dei club di calcio, al termine della propria stagione calcistica ha chiuso con un valore di “perdita d’esercizio”. La pandemia Covid19, ha confermato una crisi ‘strutturale’ del sistema calcio italiano, con determinazione del “valore della  perdita complessiva” aumentata dai 412 milioni del 2018-2019 agli 878 del 2019-2020, fino agli oltre 1,3 miliardi del 2020-2021.

I “due campionati giocati  con impatto Covid-19” (19-20 e 20-21) hanno determinano per l’azienda calcio italiana, un valore negativo di “perdite d’esercizio aggregate”,  pari ad oltre 2,2 miliardi di euro, con relativo “indebitamento finanziario” incrementato  dai 4,8 miliardi di euro del 2018-2019 ai quasi 5,4 del 2020-2021.

Il valore del  “fatturato aggregato” dei club di Serie A, B e C ha raggiunto nel periodo  “pre Covid-19”  quasi 3,9 miliardi di euro, con un aumento di 1,5 miliardi rispetto a 12 anni prima, ma quasi il 90% della crescita dei ricavi tra il 2007-2008 e il 2018-2019 è stata utilizzata per coprire l’aumento degli stipendi e degli ammortamenti/svalutazioni.

In considerazione del sondaggio SWG, ed in relazione con la 12^ edizione di Report Calcio 2022, per vincere la sfida del “calcio austerity”, la FederCalcio propone la misurazione della “sostenibilità dell’azienda calcio” attraverso l’applicazione dei seguenti “indicatori”: 1) indice di liquidità ammissivo (dallo 0,6 fino all’0,8 in tre anni), 2) indicatore indebitamento e costo del lavoro allargato con ricavi al netto delle plusvalenze, 3) indice di rapporto flussi di cassa e servizio del debito, 4) indice rapporto costo squadra.

Azienda calcio: quale continuità aziendale per vincere la sfida del “calcio industry 4.0”?

Antonio Sanges – Dottore Commercialista

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