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Capo ultrà ucciso a Milano: Curva Nord lascia San Siro. Tifosi costretti a lasciare spalti

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La Curva Nord dell’Inter resta in silenzio, senza esporre striscioni e intonare cori durante la partita contro la Sampdoria a San Siro, poi i Boys abbandonano gli spalti – il secondo anello – durante l’intervallo. È la reazione dei tifosi nerazzurri dopo che ieri sera è circolata la notizia della morte dello storico capo ultrà, Vittorio Boiocchi, in un agguato a Milano.

Ma intanto sui social esplode la polemica perché – stando al racconto dei testimoni – i gruppi organizzati hanno indotto anche semplici tifosi ad abbandonare gli spalti.

Boiocchi, 69 anni, storico capo ultras dell’Inter con precedenti per rapina, traffico di droga e sequestro di persona, è stato ucciso ieri sera per strada alla periferia di Milano: è stato colpito da diversi colpi di arma da fuoco che lo hanno centrato al collo e al petto nel quartiere Figino. Quello che appare un agguato è avvenuto poco prima dell’inizio della partita in casa dei nerazzurri contro la Sampdoria. Una volta appresa la notizia la Curva Nord ha deciso di lasciare gli spalti.

Si cercano due uomini a bordo di uno scooter per l’agguato in cui è stato ucciso Boiocchi. Da quanto appreso il 69enne stava rientrando a casa al civico 14 di via Fratelli Zanzottera, quartiere Figino alla periferia Ovest di Milano. Sono almeno cinque i colpi esplosi verso Boiocchi.

Lo scorso maggio la Cassazione aveva bocciato il suo ricorso, motivo per cui doveva restare a due chilometri dallo stadio durante le partite. Nel 2021 la squadra mobile di Milano diretta da Marco Calì lo aveva arrestato perché a bordo della sua auto si trovavano una pistola, un coltello, delle manette, un taser e una pettorina della Guardia di Finanza. Come risultò dalle indagini successivi, era l’attrezzatura da usare per un’estorsione. Era tornato allo stadio nel 2019 dopo aver scontato le pene. Gli ultras gli avevano dedicato un corso. Il suo vecchio amico Franchino Caravita all’epoca lo aveva considerato un affronto e i due avevano fatto a botte. Poi avevano fatto pace e pubblicato la foto che ritrae Caravita che abbraccia Boiocchi in ospedale per un infarto. Secondo i giudici delle misure di prevenzione le frequentazioni di Boiocchi sono da sempre «contraddistinte dalla sistematica consumazione di gravi reati». Tra questi la «coltivazione di forti legami con personaggi di spicco della delinquenza organizzata mafiosa legata a Cosa Nostra ed alla cosiddetta “mafia del Brenta”».

Secondo i giudici era necessario spezzare «quel legame pericoloso esistente fra Boiocchi Vittorio e la tifoseria interista anche al fine di tutelare i soggetti legati al mondo degli ultrà che non presentino caratteristiche criminali come le sue». Lo stadio gli consentiva di fare affari d’oro. Come ha raccontato lui stesso nelle intercettazioni dell’ultima inchiesta. Nelle quali venne sorpreso a dire che prendeva «circa 80 mila euro al mese tra parcheggi e altre cose. Dice che finalmente erano riusciti a fare una bella cosa con la gestione dei parcheggi, con 700-800 biglietti in mano, due paninari a cui hanno fatto avere il posto che gli danno una somma ad ogni partita». Secondo gli inquirenti Boiocchi nel 2021 voleva sequestrare un imprenditore per chiedere un riscatto di 2 milioni di euro. Le indagini sull’omicidio cominciano dal luogo del delitto. La via è stretta e si trova tra due file di case basse.

Tre anni fa, il 7 agosto 2019, a morire era stato Fabrizio Piscitelli in arte Diabolik. L’ultras della Lazio e co-fondatore degli Irriducibili venne ammazzato con un colpo alla nuca nel parco degli Acquedotti a Roma. Del delitto è accusato Raul Esteban Calderon. I magistrati della Dia hanno chiuso di recente le indagini. Il cittadino argentino è stato arrestato a dicembre 2021. Ma è ancora mistero sui mandanti. Invece Luca Lucci, ultras del Milan, è stato condannato a 7 anni di carcere per traffico di droga. All’epoca fece scalpore la foto con l’attuale ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

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