Il collegio del tribunale irpino ha riconosciuto la fondatezza della tesi del difensore della donna, l’avvocato Danilo Iacobacci: le vincite provenienti da giochi non costituiscono reddito. «Aspettiamo le motivazioni – commenta il legale – ma è fuori discussione che si tratti di una pronuncia inedita, coraggiosa e destinata a fare giurisprudenza».
Nel frattempo l’accanita giocatrice, che vive con due figli dopo la separazione dal marito, ha continuato a scommettere su partite di calcio, corse dei cavalli e dei cani, automobilismo, boxe, senza contare tutte le altre possibilità di gioco offerte dalle piattaforme online. Come risulta dai tabulati, in sette mesi, da marzo 2019 a settembre 2020, ha perso complessivamente 335 mila euro, più di quello che aveva vinto.
Non lavorando, rientrerebbe pienamente nei requisiti per ricevere il sussidio. Resta però aperta la partita con l’Inps che chiede la restituzione dei dodicimila e seicento euro incassati con il reddito di cittadinanza. Anche con il sostegno della sentenza emessa dai giudici avellinesi, la donna ha presentato opposizione in sede civile. Dopo aver perso tutto, assistita dall’avvocato Fabiola De Stefano, «scommette» sui magistrati.
Fonte: lastampa.it