La giornata di studio intende posare lo sguardo sull’importanza del patrimonio fotografico nazionale e locale, che sta vivendo un periodo di rinnovato interesse culturale, con forti spinte al recupero e al restauro dei supporti fisici. Negli ultimi tempi si sta osservando una febbrile tensione alla conservazione digitale, quasi come a placare un’ansia da perdita, più percepita che dichiarata, naturalmente intrinseca alla fragile instabilità dell’oggetto fisico. Il convegno baserà la propria riflessione proprio sulla necessità dei processi analogici in termini di restauro e conservazione nell’ambito del mondo fotografico. Meglio l’analogico o il digitale? Due saranno le sessioni operative, alle quali parteciperanno istituzioni, professionisti del settore, docenti universitari.
«Si sta verificando lo strano fenomeno di trascurare la conservazione fisica dei fototipi, ritenendo che la risposta alla fragilità e instabilità dell’oggetto fisico sia la memoria digitale che, da sola, dovrebbe riuscire a conservare pienamente il passato ed il futuro di cui ci parla l’oggetto fisico – dichiara Vincenzo Petrosino, presidente dell’associazione culturale Il Didrammo Aps, da cui nasce il museo Mudif – Di certo la conservazione dell’oggetto fisico è il vero problema perché richiede personale specializzato, spazi specifici dedicati, costi e investimenti significativi per la messa in sicurezza, climatizzazione degli ambienti e umidità controllata, periodici interventi di tutela.
Però, la sua presenza fisica, la possibilità concreta di contatto e di studio ci aiuta a ricostruire le ragioni che hanno influito sul percorso della nostra storia passata. Non racconta di più forse una evidenza fotografica fisica, un dagherrotipo, una albumina o una stampa su carta baritata, piuttosto che un oggetto digitale? E quanto “narrano” le tecniche fotografiche di fine Ottocento? Quanto ci possono raccontare invece gli oggetti digitali? Come si dovrà configurare il rapporto tra “luoghi” fisici della conservazione e dell’esposizione e “luoghi” virtuali che interagiscono con il pubblico su scala planetaria?
Come dovranno cambiare attitudini e competenze di chi oggi studia e conserva il patrimonio fotografico, e di quali “attrezzi” o strumenti si dovrà dotare? Quali possibili contaminazioni tra fotografia, pubblic history e storytelling nell’era digitale? Infine, quale futuro per la conservazione delle evidenze fotografiche fisiche e digitali? Questo il senso complessivo del convegno che riteniamo vada ulteriormente accompagnato, nel possibile prosieguo, con specifiche e concrete iniziative di approfondimento e di valorizzazione».
Partner dell’iniziativa è la Società Salernitana di Storia Patria, il cui segretario, Michela Sessa, coordinerà il tavolo della prima sessione. «Lo scopo della Società Salernitana di Storia Patria è soprattutto di salvaguardare le fonti per la ricerca, in particolare le fonti trascurate magari da altre istituzioni – spiega Michela Sessa – Le fonti fotografiche ricalcano in pieno questo carattere. Di solito sono fonti allegate a documentazioni o a raccolte bibliografiche che hanno una difficoltà a mostrare un carattere riconoscibile, sia quelle private, sia quelle pubbliche. Quelle private corrono il rischio di non essere trasmesse, sono quelle soggette a maggiore dispersione.
Capita, infatti, che quando si vende un cassetto, si venda anche il contenuto. Per quel che riguarda le fonti pubbliche c’è il disconoscimento del valore della fotografia come fonte storica. Quindi le foto dei cerimoniali, delle inaugurazioni vengono scartate e si perdono. Tutto questo processo di recupero è seguito da noi con molta attenzione e vediamo nella partecipazione al convegno organizzato con il Mudif la possibilità di fissare delle regole, di diffondere buone pratiche e in particolar modo di non pensare che la digitalizzazione possa sostituire completamente la forma analogica della fotografia».
Il programma. Si parte alle ore 9.30, con i saluti di Michele STRIANESE (presidente della Provincia di Salerno), Francesco MORRA (consigliere provinciale delegato alle politiche culturali), Giuseppe CACCIATORE (presidente Società Salernitana di Storia Patria). Quindi la presentazione della giornata di studio con Vincenzo PETROSINO(presidente de Il Didrammo Aps, di Sarno).
I sessione ore 10
archivi fotografici fra storia memoria e conservazione
- La conservazione del patrimonio fotografico storico alla luce dei princìpi della Convenzione di Faro e delle Raccomandazioni di Ravello Lab.
Alfonso ANDRIA, presidente Centro Universitario Europeo dei Beni Culturali, Ravello
- Tra storia e memoria: il contributo del patrimonio documentale nella narrazione.
Marcello Ravveduto, Università degli Studi di Salerno, Associazione Italiana di Public History (AIPH)
- Il Museo storico come collezionista di immagini
Maria Antonella FUSCO, già dirigente Ministero della Cultura, Associazione Italiana di Public History (AIPH)
Case history: Uno sguardo all’interno degli archivi fotografici pubblici e privati
- La gestione dell’archivio storico fotografico de IL DIDRAMMO APS
Rosario PETROSINO direttore Museo Didattico della Fotografia, Sarno
- La conservazione della Raccolta fotografica Zottoli
Wilma LEONE, Biblioteca provinciale di Salerno
Coordina Michela SESSA, Società Salernitana di Storia Patria
ore 13.30 – light lunch
II sessione – ore 15
Valorizzare, recuperare, conservare
- L’archivio fotografico storico alla prova della contemporaneità
Francesca FABIANI, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), MiC
- Reti, archivi e post digitalizzazione.
Barbara BERGAGLIO, Camera, Centro Italiano per la Fotografia, Torino.
- Prove generali di una Rete: l’esperienza della Rete Campana delle Fototeche, Raccolte e Archivi Fotografici.
Vincenzo PETROSINO, IL DIDRAMMO APS
- Rete di foto, Foto in rete: RAB Rete Archivi Biellesi
Danilo CRAVEIA, Centro Rete Biellese – Archivi Tessili e Moda
Case history: Uno sguardo all’interno degli archivi fotografici pubblici e privati
- La conservazione dell’archivio fotografico Intorcia.
Fiorentino ALAIA, già dirigente Archivio di Stato di Benevento
Coordina
Davide SPERANZA giornalista de IL MATTINO
17.30 Conclusioni
Gabriele CAPONE, Soprintendente Archivistico e Bibliografico della Campania
All’incontro sono state invitate scuole secondarie di secondo grado di Salerno e provincia, sempre in un’ottica trasversale sul piano delle relazioni istituzionali e su quello pedagogico teso a costruire nuovi dialoghi con i giovani studenti del territorio.
Il Mudif. ll Museo è sintesi e risultato dell’impegno dell’Associazione Culturale IL DIDRAMMO. Si è voluto pensare ad un Museo che fosse certamente locale, ma non per questo minore; radicato al territorio, ma proteso alla dimensione regionale; soprattutto laboratorio, luogo “originale” del fare, cantiere, bottega in continua attività; aperto, vissuto, di facile “utilizzo”, con particolare attenzione alla didattica; attento alla formazione e perciò accessibile, culturalmente e fisicamente e accogliente nei confronti dei giovani; attento alla ricerca, allo studio, alla divulgazione, alla promozione e al recupero della fotografia. Il Museo ospita anche i laboratori di restauro e catalogazione, la camera oscura, la biblioteca e l’archivio storico. Quando non impegnato in attività tematiche, il Museo espone permanentemente in ciascuna delle sale, materiale e oggettistica riguardante la storia e la tecnica della fotografia e cinematografia provenienti da atelier e da famiglie del territorio regionale. L’attività espositiva si integra con quella didattica e seminariale rivolte a studenti delle scuole di ogni ordine e grado della regione.
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