La Salernitana può contare in attacco su numeri che la spingono a ridosso delle big della serie A e della zona Europa, quella che consente di accedere alle Coppe internazionali.
“Davanti alla Roma, appena dietro all’Atalanta, distanziata di un paio di gol dalla Juventus: questa Salernitana – come ha scritto nella sua riflessione settimanale, pubblicata sul proprio profilo Facebook, il giornalista salernitano Enrico Scapaticci – ha timbrato il tabellino dei marcatori con una tale continuità (nove su tredici giornate) da fare invidia anche ad alcune delle squadre più reclamizzate del nostro calcio.
Diciotto reti all’attivo, in media una ogni poco più di un’ora di gioco (65 minuti per l’esattezza), hanno fatto arrampicare la squadra granata fino all’ottavo posto assoluto nella speciale graduatoria delle formazioni più prolifiche della serie A.
La Salernitana ha segnato tre volte più della Sampdoria, quasi il doppio di Lecce ed Empoli, è nettamente davanti a Spezia, Cremonese e Verona (tra le principali indiziate alla retrocessione), si è lasciata alle spalle persino Fiorentina, Sassuolo e Torino e, dopo l’infortunio di Dybala, ha un ritmo realizzativo superiore pure a quello dei giallorossi capitolini. Alla faccia di chi – appena qualche settimana fa – accusava il tecnico Nicola di un gioco rinunciatario, di un atteggiamento tattico passivo. E a dispetto di chi continua a non riuscire a vedere il bicchiere mezzo pieno o a specchiarsi in una classifica comunque con più punti che rimpianti.
I cecchini granata hanno contribuito a più della metà del bottino complessivo di reti: Dia ne ha già fatte cinque, Piatek tre (con un calcio di rigore), Bonazzoli e Botheim una a testa. E poi c’è stato il supporto, tutt’altro che insignificante, offerto dagli esterni di centrocampo, una sorta di “attaccanti aggiunti”: Candreva è andato a bersaglio due volte, Mazzocchi ha fatto altrettanto.
E che questa Salernitana abbia una spiccata propensione offensiva e un accentuato feeling con il gol (funzionali per centrare, senza patire troppo, l’obiettivo della salvezza!) è certificato anche da un altro riscontro statistico: ha fatto trascorrere due serate da incubo, peraltro sul loro campo, alle retroguardie meno battute dell’intero lotto.
La quasi imperforabile (appena sette gol al passivo) difesa della Juventus s’è dovuta inchinare due volte, nientepopodimeno che all’Allianz Stadium (impresa neppure eguagliata da altri avversari, che si chiamano Roma e Inter, nel corso di questa stagione), a Candreva e Piatek; peggio è andata a quella della Lazio (che ha raccolto soltanto otto palloni in totale nel proprio sacco) costretta a incassare addirittura tre pappine, per di più all’Olimpico, sotto lo sguardo di un impietrito Lotito, da Candreva, Fazio e Dia.
E all’Arechi, eccezion fatta per la gara al debutto con la Roma, nelle restanti sei partite la Salernitana è stata sempre puntuale all’appuntamento con il gol: quattro alla Sampdoria, due all’Empoli, uno al Lecce, due al Verona, uno allo Spezia, due alla Cremonese.
Numeri che sentenziano – al di là di qualsiasi critica prevenuta e frustrazione repressa – la qualità (e la varietà) tecnica del parco attaccanti, la disponibilità economica di Iervolino, la validità delle scelte di De Sanctis e la bontà – non dobbiamo avere riluttanza a riconoscerlo – del lavoro di Nicola.
E se l’allenatore, magari dopo la sosta forzata per i Mondiali, riuscisse davvero a sintetizzare anche sul campo la sua filosofia tattica – “attaccare con equilibrio” – espressa, in conferenza stampa, al termine di Lazio-Salernitana, allora davvero questa squadra granata riuscirebbe a risolvere le amnesie difensive, a mettere le tende stabilmente nel lato sinistro della classifica, a far gongolare il suo presidente e a inorgoglire ulteriormente una piazza che “accetterebbe”, volentieri, di soffrire di vertigini, perché – in oltre cento anni di storia calcistica – non ha mai toccato vette così alte“.