COME VENGONO RIPARTITE LE MISURE – I 2 miliardi che verranno investiti nel settore, che porteranno le risorse del Ssn a 128 miliardi di euro, verranno così ripartiti, oltre agli 1,2 miliardi destinati alle bollette: 600 milioni per gli acquisti di vaccini anti-Covid; 150 milioni in favore delle farmacie per rimborso farmaci mutuabili e 50 milioni per un piano ricerca contro la resistenza dagli antibiotici
NECESSITÀ E PROBLEMI – Queste risorse servono a coprire uno dei problemi più comuni del periodo, l’assenza di farmaci, che solo i medicinali generici mutuabili possono aiutare, agevolando le farmacie e permettendo ai pazienti di ridurre quei 160 milioni complessivi di spesa per i ticket. Non arriveranno subito i 200 milioni previsti per rafforzare l’indennità di Pronto soccorso e riconoscere, si legge nella Manovra, “le particolari condizioni di lavoro svolto dal personale della dirigenza medica e dal personale del comparto sanità”
IL SOSTEGNO AL PERSONALE – Il loro arrivo è infatti previsto soltanto dal 2024 (60 milioni per i medici, il resto distribuito su altri lavoratori). Per i detrattori troppo poco e troppo tardi: per questo non sono da escludere sorprese dell’ultimo minuto
LE CRITICHE – Alcuni rappresentati del settore della Sanità bocciano la manovra del governo: secondo medici, aziende ospedaliere e sindacati di categoria, non si garantiscono risorse adeguate. “Dedicare 1,4 miliardi per le bollette è un segnale di attenzione del governo nei confronti delle richieste fatte ma non può che essere solo una parte del finanziamento destinato alla Sanità, serviranno soltanto a coprire le bollette”, dice il presidente della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) Giovanni Migliore
DUE MILIARDI IN PIÙ NON BASTANO – Le risorse aggiunte dalla Manovra 2023 non bastano secondo Migliore: “Ad oggi non sono sufficienti a colmare il definanziamento decennale del settore: l’Italia, in termini di risorse, si è mantenuta stabilmente al di sotto di molti altri Paesi europei e questi 2 miliardi servono appunto a pagare le bollette e i costi dell’inflazione e dunque a mantenere la sanità agli stessi livelli degli anni precedenti. Occorre invece riportare il Ssn al centro delle politiche pubbliche”
STATO DI AGITAZIONE – Sindacati medici, veterinari e dirigenti sanitari sono sul piede di guerra e denunciano un Ssn ridotto allo stato di “malato terminale”. “Alla Sanità del 2023, denunciano, “vengono destinate certo più risorse, ma per bollette, vaccini e farmaci anti Covid, non per servizi e personale. Anche la promessa indennità per i medici di Pronto Soccorso viene rinviata al 2024. Niente per il Contratto di lavoro 2019-2021 e nessun finanziamento per quello 2022-2024”, sostengono
LA POSIZIONE DI GIMBE E FNOMCEO – La Sanità pubblica “continua a rimanere fuori dalle priorità del Paese” secondo Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe. Invece, il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, definisce insufficienti le risorse e chiede di “vincolare interamente i 2 mld stanziati all’aumento degli stipendi di medici e sanitari, per rendere la professione più attrattiva”
LE POSIZIONI DEI GOVERNATORI – A spingere soprattutto per avere più risorse sul fronte sanitario sono i governatori: sono loro infatti a volere che la spesa sanitaria raggiunga almeno il 7% del Pil. Sui fondi alla salute nella manovra “spero che si trovi un accordo. La sanità è centrale”, ha spiegato nelle ultime ore il presidente del Veneto, Luca Zaia, capofila, insieme ai colleghi Giani (Toscana) ed Emiliano (Puglia), del fronte politicamente trasversale che spinge nei confronti del governo
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