L’evento, in collaborazione con l’Osservatorio regionale sulla detenzione e la Casa Circondariale di Secondigliano, si è svolto presso il Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano “Pasquale Mandato”. Marco Botta ha raccontato l’esperienza sul campo del MOA che risulta virtuosa e vincente proprio grazie alla possibilità che la struttura offre ai ristretti.
«L’espiazione di una pena – precisa il dottor Botta – è fine a se stessa se contestualmente non vengono colte tutte le opportunità possibili per rieducare e reinserire nella società chi è inciampato nelle pietre poste sul cammino della vita, perdendo l’equilibrio. Ringrazio il dottor Ciambriello, per aver creato l’ennesima occasione per ribadire l’importanza dei nostri progetti e per i ristretti. Vivere la vita carceraria è un’esperienza alienante. E’, dunque, necessario che le associazioni e le strutture dedicate alla divulgazione sociale di ogni genere accolgono l’idea di mettersi a servizio di questa causa.
Abbiamo scelto di operare sul nostro territorio in tal senso, perché lo scopo del nostro Museo non è quello di conservare cimeli, ma di restituire, attraverso la cultura della memoria, la libertà di poter vivere del mondo come cittadini consapevoli. Accogliere i ristretti è un’esperienza edificante: costruiamo, giorno dopo giorno, un rapporto di fiducia reciproca e, non lo nascondo, molto spesso sentiamo di aver imparato più che di aver insegnato».
All’incontro hanno partecipato esponenti della magistratura, della politica, del Dipartimento di amministrazione penitenziaria e del mondo del terzo settore. Molti gli interventi e le testimonianze di detenuti ed ex detenuti impegnati in progetti extra murari.