casa”.
È sempre più preoccupante la violenza di genere, secondo il procuratore aggiunto Raffaello Falcone,
coordinatore della sezione “fasce deboli” della Procura partenopea, intervenuto oggi alla conferenza
stampa di presentazione del progetto “Mobil Angel” grazie al quale ora quindici vittime di violenza
selezionate in base ai pericoli a cui sono esposte, possono lanciare un allarme e chiedere l’immediato
intervento dei carabinieri.
Il dispositivo sperimentato all’ombra del Vesuvio rappresenta un esempio di sinergia tra pubblico e
privato visto che vede coinvolti i carabinieri di Napoli, coordinati dal generale Enrico Scandone,
comandante provinciale, la Procura (con Raffaello Falcone), la Fondazione Vodafone (Fabio Ortolani) e
l’associazione Soroptmist International Italia, presieduta da Giovanna Guercio.
Il sistema è “semplice ed efficace”: il kit è composto da uno smartwatch connesso a un cellulare
collegato alla rete Vodafone dal quale si può inviare, con la duplice pressione di un tasto, un sos alla
centrale operativa dei carabinieri. Ricevuta la segnalazione la centrale geolocalizza il dispositivo e invia
una pattuglia sul posto. Nel frattempo si attivano registrazioni video e audio. L’sos parte autonomamente
se lo smartwatch rileva particolari livelli di stress, battito cardiaco accelerato oppure movimenti
riconducibili a percosse, strattonamenti e cadute.
Il dispositivo, ha spiegato il generale Scandone, “è frutto del grande sforzo che quotidianamente i
carabinieri compiono per venire incontro alle esigenze delle vittime. Abbiamo personale addestrato,
ambienti accoglienti, meno freddi di un ufficio giudiziario o di una caserma, per mettere coloro che
vogliono denunciare in condizione di poter esporre i loro casi”.
“La magistratura – ha detto infine il procuratore aggiunto Raffaello Falcone – ha iscritto a ruolo ben
4200 procedimenti in meno di un anno aventi oggetto maltrattamenti, stalking, lesioni aggravate e
femminicidi. Inoltre nello stesso periodo ha emesso 176 arresti”