E’ davvero paradossale – scrive, in una nota, patrizia Spinelli segretario generale Fineal Uil Salerno – che dopo oltre un decennio di crisi si possa fallire per crediti – non per debiti – derivanti dal blocco della cessione dei crediti fiscali, oltre che per il caro-materiali.
Il DL Aiuti quater taglia (anticipatamente) il “Superbonus” e prosegue su quanto fatto dai Governi precedenti, senza tenere in alcun conto delle conseguenze su imprese e, naturalmente, lavoratori. Va ribadito che in questa fase, durante la conversione del DL “Aiuti quater”, bisogna tenere conto della grave crisi finanziaria che le imprese si trovano ad affrontare e dei pesanti riflessi su tutta la filiera della manodopera.
È già ben evidente che senza sbloccare la cessione dei crediti fiscali – per i cantieri già avviati – migliaia di imprese rischiano di fallire e decine di migliaia di famiglie possono perdere le proprie abitazioni in virtù dei debiti contratti perché risulta impossibile interloquire con operatori finanziari che acquistano i crediti generati.
Come pure risultano ancora inevasi i pagamenti alle imprese per il caro materiali di quest’anno (2022) dopo oltre sei mesi dal DL “Aiuti” 50/2022. Va ribadito, inoltre, che il “Superbonus” riduce significativamente la cosiddetta “impronta ecologica” del patrimonio edilizio. Non sono bastate 19 modifiche legislative (2020-2022) a rallentare l’efficacia del provvedimento: nel 2021 questo incentivo ha favorito la forte crescita del comparto edilizio (+20% su base annua).
La mancata cessione dei crediti fiscali è diventato, quindi, in questo momento il problema centrale di famiglie e imprese: occorre trovare ad horas una soluzione sostenibile, creando un nuovo plafond per le banche, agevolando l’acquisto di nuovi crediti, a partire da quelli emersi dalla riqualificazione edilizia realizzata nei mesi scorsi.
Bisogna sottolineare che – sempre in ambito Superbonus – ridurre l’aliquota dal 110% al 90% dal 2023 e fissare un periodo transitorio limitatissimo, sfocerà in un rallentamento degli investimenti in un ambito specifico: riqualificazione energetica e antisismica degli edifici. Per non parlare di tantissimi condomìni condizionati dalla presenza dei proprietari “incapienti”, che non hanno la possibilità di sostenere le spese non coperte dal bonus e, allo stesso tempo, non accedono al contributo finanziario previsto dalla norma (tra l’altro ancora da definire nel
dettaglio), in quanto superano, anche di poco, il limite dei 15.000 di reddito calcolato come “quoziente familiare”.
Di fronte a tutto questo, è ancora possibile che tutto scivoli lentamente senza che nessun interlocutore politico e istituzionale appoggi e sostenga un’enorme massa di lavoratori che aveva ritrovato, finalmente, un po’ di tranquillità?
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