Inflazione, rivalutati assegno unico e pensioni ma il reddito di cittadinanza resta fuori

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PENSIONI – Gli assegni pensionistici saranno rivalutati – come prevede la legge – all’inflazione. Nel 2023 l’aumento sarà del 7,3 per cento ma non per tutti: le pensioni minime saranno rivalutate al 120 per cento (quindi dell’8,8), mentre dai 2.100€ lordi al mese l’aggiornamento scenderà garantendo un ricalcolo di “solo” il 2,6 per cento per i redditi pensionistici più elevati

ASSEGNO UNICO – Anche l’aiuto per le famiglie con figli sarà ricalcolato sulla base dell’inflazione. Dunque l’importo massimo per figlio – oggi 175€ al mese – sarà rivalutato e dovrebbe raggiungere i 190€. Anche la soglia per ricevere l’assegno più alto, oggi 15mila euro di reddito Isee, potrebbe alzarsi oltre i 1600€

AFFITTI – Anche gli importi dell’affitto possono essere rivalutati sulla base dell’inflazione. I contratti a canone libero possono subire una rivalutazione completa dell’inflazione (si utilizza l’indice Foi dell’Istat). Mentre i contratti a canone concordato possono essere ricalcolati per tre quarti: se dunque i prezzi dovessero salire a fine anno dell’8 per cento, la crescita degli importi dell’affitto si fermerebbe al +6 per cento. Esclusi dal ricalcolo sono invece le locazioni in cui il proprietario aderisce alla cedolare secca in dichiarazione dei redditi

MULTE – Le sanzioni amministrative non saranno aggiornate automaticamente sulla base della crescita dei prezzi per decisione del governo Meloni. Secondo questo meccanismo ora sospeso, in passato le multe sono stati rivalutate anche al ribasso, quando si è verificata la deflazione

DETRAZIONI – Non saliranno i massimali detraibili in dichiarazione dei redditi. Per esempio, le spese che potranno essere detratte rimarranno fino a 210€ per le attività sportive dei figli e 250 per gli abbonamenti ai trasporti pubblici, come le spese veterinarie che si potranno detrarre fino a 500 euro. Costi che tuttavia sono lievitati nel corso dell’anno a causa dell’inflazione

REDDITO DI CITTADINANZA – Il reddito minimo non è rivalutato per l’inflazione annuale, a differenza di pensioni e assegno unico. Ogni anno dunque i percettori perdono potere d’acquisto per la crescita dei prezzi. Per fare un esempio, i 780 euro incassati dal 2019 dai single senza alcun reddito e con un affitto da pagare, nel 2022 valgono “solo”  665 euro in termini reali. Ciò significa che con gli stessi soldi si possono acquistare meno beni e servizi. Lo stesso accade per la pensione di cittadinanza

 

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