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Pensioni più alte nel prossimo biennio: quanto aumentano

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I lavoratori che nel corso del prossimo biennio si ritireranno dal posto di lavoro con le attuali condizioni previdenziali avranno pensioni un po’ più alte – a parità di contributi – rispetto a chi è andato in pensione nel biennio 2021-2022

Nello specifico, come sottolinea Il Sole 24Ore, vengono modificati i coefficienti di trasformazione del montante contributivo, che risulteranno più favorevoli

I coefficienti – specifica il quotidiano economico – servono per stabilire la quota contributiva della pensione. Riguardano gli anni dal 2012 in poi per chi conta almeno 18 anni di contributi versati al 1995

La quota contributiva parte dal 1996 per chi invece ha iniziato a versare i contributi dal 1996 oppure nel 1995 aveva meno 18 anni di contribuzione. A partire dal 2019 questi valori sono aggiornati ogni due anni in base alla variazione della speranza di vita dei cittadini sessantacinquenni

L’aggiornamento viene compiuto bilanciando montante contributivo accumulato e vita residua stimata: dato che quest’ultima si è allungata, i coefficienti vengono di norma posti al ribasso. Quindi, se si vive più a lungo, si avrà un assegno mensile più contenuto (perché dovrà coprire un periodo di vita più esteso)

Tuttavia, i coefficienti del 2023-2024 saranno più alti. Ha spiegato il motivo il ministero del Lavoro: “L’aumento dei coefficienti è interamente da attribuire all’aumento della mortalità e dunque alla riduzione della speranza di vita – dati Istat – che si può sicuramente attribuire al Covid”

Più nello specifico, i coefficienti risultano favorevoli rispetto ai precedenti tra il 2,01 e il 2,92% nella fascia di età 57-71 anni rispetto alla quale sono calcolati

Per esempio – prosegue Il Sole – si considerino due cittadini di 67 anni con lo stesso montante contributivo di 150mila euro. Se il primo andrà in pensione nel 2022 avrà una quota contributiva di circa 643,27 euro lordi per 13 mensilità, se il secondo ci andrà nel 2023 avrà un importo pari a 660,35

Proseguono intanto le discussioni sulla manovra, anche sull’aspetto previdenziale. Forza Italia, per esempio, insiste sull’ulteriore innalzamento delle pensioni minime a 600 euro. Una misura sulla quale, però , si registrano le resistenze della Lega per i costi che comporterebbe. La norma potrebbe comunque rientrare in un successivo e più ampio provvedimento di riforma delle pensioni

“Forza Italia sta facendo una battaglia per le pensioni, perché era uno dei nostri temi della campagna elettorale, poi bisogna fare i conti con le disponibilità finanziarie. Condivido la battaglia sull’aumento delle pensioni ma come uomo di governo comprendo che le risorse sono indirizzate su altri temi. Vediamo cosa succede in Parlamento”, ha commentato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, intervenendo su Rai Radio 1

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