Da venerdi 16 a domenica 18 dicembre il capolavoro di Eduardo De Filippo sarà messo in scena dalla Compagnia “La Nuova Officina” in collaborazione con l’ex Gruppo Umoristico Salernitano (primo gruppo formato dal compianto Gino Esposito), diretta da Antonio La Monica che vestirà i panni di Luca Cupiello, l’ingenuo protagonista che si scontrerà, proprio durante le festività, con la rottura dell’equilibrio che egli credeva regnasse nella sua famiglia.
La storia, infatti, è quella che ripercorre la tragedia che sconvolge questa casa napoletana in cui la madre, donna Concetta, interpretata da Antonietta Pappalardo, cerca disperatamente di tenere le redini della situazione e di controllare e interrompere la relazione extraconiugale che la figlia Ninuccia, Giuditta Riganti, ha intrapreso con Vittorio Elia, Nico Caruccio, naturalmente all’insaputa del marito Nicola Percuoco, interpretato da Salvatore Paolella.
Contemporaneamente cerca di dirimere le controversie tra il figlio Tommasino, Francesco La Monica, e lo zio Pasqualino, Ciro Girardi, che vive con loro. In mezzo c’è Luca Cupiello, “Lucariello”, che non desidera altro che portare a termine il suo presepe e che continua a rimanere all’oscuro di tutto fino al pranzo di Natale, quando si consuma il dramma della gelosia. Sullo sfondo si dispiegano e concretizzano nel corso della messinscena tutte le tradizioni napoletane di questo periodo, dal presepe al capitone, dal caffè ai regali. E’ per questo che questa commedia offre uno degli spaccati più nitidi della napoletanità, un classico che, soprattutto in questo periodo, va visto e gustato perché ancora più magico.
In scena ci saranno anche Enzo Vigilante nei panni del dottore, Franco Gorga nel ruolo di Raffaele il portiere, i signori Pastorelli (Betty De Caro e Salvatore Pellegrino) e poi Carmela (Nanà Delle Donne), Alberto (Corradino Penta) Armida (Carla Tortora), Rita (Anna Toriello) e Maria (Giuliana Parrilli). La regia è di Antonio La Monica che è riuscito a far vivere pienamente ai suoi attori la scena e i sentimenti che detta il testo, non facendoli rimanere legati ad una recitazione “eduardiana”.