Leo Messi ha segnato cinque gol in questo Mondiale ed è capocannoniere, al momento, insieme a Mbappé. Si è trasformato a 35 anni, diventando molto più di un fuoriclasse e avvicinandosi al mito di Diego Armando Maradona per la capacità di essere un trascinatore, non solo per quanto fa in campo.
L’Argentina è squadra per lui e grazie a lui: la chiamano la Scaloneta, dal nome del c.t., ma il merito più grande dell’allenatore è stato quello di aver plasmato un gruppo che si è coeso attorno al suo capitano. Lautaro Martinez, Di Maria e Dybala, tre protagonisti della Serie A, potrebbero aggiungere qualità, ma resteranno ancora in panchina, perché Messi ha bisogno dei suoi fidi scudieri Alvarez e De Paul, il primo capace di incidere con quattro reti e il primo pressing sul portatore di palla avversario, il secondo giocando a tutto campo, partendo teoricamente da destra.
L’Albiceleste è una macchina imperfetta, che pressata va in difficoltà: l’Australia ha rischiato il colpaccio in pieno recupero, l’Olanda l’ha centrato arrendendosi ai rigori. La Croazia, stanchissima, in semifinale si è arresa presto e la Seleccion ha dominato senza soffrire. Con la Francia sarà diverso e il rischio è che Molina, se non sarà aiutato a dovere nei raddoppi, possa andare in difficoltà contro Mbappé. Il rischio è anche che Paredes, Enzo Fernandez e Mac Allister, oltre allo stesso De Paul, restino ancora più bloccati di quanto non lo siano già, per non esporsi alle ripartenze dei galletti.
La variabile impazzita del virus influenzale ha condizionato l’avvicinamento della Francia alla finale. Già mercoledì contro il Marocco i Bleus hanno dovuto fare a meno di Rabiot e Upamecano, c’è il rischio che anche Konaté e Varane non siano al top. Così Deschamps è stato colpito proprio lì dove ha il problema principale: la difesa.
La Francia ha subito un gol in ciascuna delle prime cinque partite, contro Australia, Danimarca, Tunisia, Polonia e Inghilterra, tenendo la porta inviolata solo contro il Marocco, in un match comunque sofferto. Se l’Argentina è imperfetta, in realtà lo è anche la Francia, che ai quarti è stata graziata dal rigore sbagliato da Kane e in semifinale, fino al 2-0, ha patito il pressing del Marocco.
Ma a differenza della Seleccion, ha più assi nella manica e soprattutto il più difficile da fermare, perché quando parte, Mbappé è inarrestabile, e Giroud, anche lui a quattro reti, è un terminale più affidabile di Alvarez, non foss’altro per l’esperienza, ma anche per la fisicità. Griezmann, poi, finora non ha segnato, né sfornato assist: considerando l’altissimo livello delle sue prestazioni, soprattutto in fase difensiva, potrebbe ritirare il premio di un Mondiale al top proprio nella gara decisiva dopo aver già segnato nella finale del 2018.
Francia-Argentina si è giocata nel 2018, agli ottavi di finale: finì 4-3 e Kylian Mbappé segnò una doppietta. Aveva 19 anni e giocava già al Psg che lo aveva acquistato nell’estate precedente a suon di milioni. Di quella Seleccion non è rimasto quasi nessuno: Otamendi in difesa, Messi in attacco, mentre Acuña all’epoca era riserva di Tagliafico, a differenza di oggi e Di Maria era un punto fermo.
Quella Francia, invece, schierava Mbappé a destra e Matuidi a sinistra, perché Griezmann era un vero trequartista, quasi una seconda punta e non correva quanto oggi, almeno non all’indietro. Fu una partita strana, che l’Argentina si illuse per nove minuti di vincere, salvo subire tre reti nei successivi undici. Oggi non sarà lo stesso match, non può esserlo, perché è una finale, perché l’Argentina ha una consapevolezza diversa dopo il trionfo in Coppa America e perché la Francia ha imparato la lezione dell’Europeo, magari si distrae, ma non si sfalda mai. Sarà una partita più tattica, nel corso della quale tutto quello che ci aspettiamo è che siano le due stelle ad accenderla. Sarà Messi contro Mbappé. Il mondo si ferma per loro.
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