Secondo quanto ritenuto nel provvedimento cautelare i proprietari di un’impresa operante nel territorio di Scafati, al fine di evitare che essa venisse sottoposta a misura di prevenzione patrimoniale, avrebbero fatto in modo da non apparire più formalmente mutando fittiziamente la compagine sociale o costituendo allo scopo nuove persone giuridiche.
La reale proprietà e l’effettiva amministrazione delle varie imprese coinvolte sarebbero rimaste sempre nella disponibilità dei soggetti che avevano ragione di temere l’applicazione nei loro confronti di provvedimenti ablatori.
Il giudice ha applicato la misura degli arresti domiciliari a Antonio Marrone e quella del divieto di dimora nel comune di residenza alla madre di costui, Anna D’Isidoro, ritenuti effettivi proprietari dell’attività di onoranze funebri.
La misura interdittiva del divieto di esercitare un’attività imprenditoriale é stata applicata nei confronti di Giuseppina Ametrano, Giuseppina Luzzi, Mauro Schettino e Nunzio Brancaccio che si è ritenuto svolgessero il ruolo di prestanomi; con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro di alcuni autoveicoli in uso agli indagati utilizzati per l’effettuazione dei servizi funebri.
Le società coinvolte, sono “L’Eternità s.r.l.”. “M.S.F. s.r.1.” e l’impresa individuale Onoranze Funebri L’Eternità di Biancaccio Nunzio. Tutte, peraltro, già in precedenza attinte da interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Salerno.