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Scontro Ucraina-Russia: Biden a Zelensky, «Non sarete soli. Vogliamo una pace giusta»

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«Appoggeremo l’Ucraina perché raggiunga una pace giusta», promette Joe Biden all’alleato Zelensky, durante un incontro storico tra i due leader a Washington, mentre la guerra sta per entrare nel secondo anno e non se ne vede la fine. Più tardi Zelensky replica a un giornalista in conferenza stampa: «Non so cosa sia la pace giusta. Per me come presidente significa: nessun compromesso sulla libertà e sovranità del mio popolo, compensazione per il dolore inflitto dall’aggressione russa, inclusi i figli morti sul fronte che il denaro non può ripagare».

Il presidente ucraino arriva alla Casa Bianca con il maglione e i pantaloni verde militare, la divisa che da dieci mesi a questa parte ha sostituito i completi blu da politico, come quello che indossava l’ultima volta nello Studio Ovale, nel settembre del 2021, quando l’invasione russa era solo una minaccia.

In questo primo viaggio fuori dal suo Paese da febbraio, Zelensky porta doni che arrivano dalla linea del fronte che invece ha regolarmente visitato in questi mesi, doni che ricordano quanto è cruciale l’aiuto occidentale. L’altro ieri gli è stata consegnata una bandiera gialla e blu firmata dai soldati di Bakhmut, nel Donbass, e ha promesso di portarla al Congresso per spiegare agli americani che «siamo grati del loro appoggio, ma non è abbastanza».

A Biden Zelensky ha consegnato una medaglia con una stella al valore militare, da parte del comandante di un’unità che usa i lanciarazzi Himars: «Mi ha detto: “Portala al presidente coraggioso” che ha salvato molto vite». Biden chiede il nome di quel capitano, Pavlov, e ricorda suo figlio Beau. «So cosa vuol dire combattere e morire per la pace».

Ora nessuno si aspetta la sconfitta ucraina, ma Zelensky e i suoi vogliono di più, vogliono vincere, mentre la situazione sul campo si sta trasformando in uno stallo che renderà arduo riconquistare i territori perduti. Più volte Biden e Zelensky si sono parlati per telefono e in video nei passati dieci mesi: spesso si sono elogiati a vicenda, ma ci sono stati momenti di tensione in cui il presidente ucraino ha accusato gli alleati occidentali di non fare abbastanza o in cui gli americani hanno temuto un’escalation con la Russia. A differenza di molti leader partiti in treno alla volta di Kiev, Biden ha evitato quel viaggio, per ragioni di sicurezza ma forse anche temendo di provocare Putin.

 

Ora i toni sono rilassati: nel giorno più buio dell’anno, davanti al fuoco del caminetto nello Studio Ovale, Biden evoca il duro inverno trasformato da Putin «in un’arma», il freddo affrontato dai civili ucraini, promette altri 2 miliardi di dollari in aiuti militari, mentre il Congresso si appresta ad approvarne altri 45 (anche economici e umanitari), portando il totale a circa 100 miliardi.

Nel «pacchetto» ci sono il sistema missilistico di difesa Patriot — che Biden era inizialmente contrario a fornire —, più a lungo raggio rispetto a quelli finora in dotazione, che servirà a rafforzare lo scudo contro i bombardamenti russi; munizioni e kit che permettono di rendere «intelligenti» bombe in possesso di Kiev, attraverso sistemi Gps per guidare e colpire con precisione. Zelensky non ha portato a casa da Washington le armi a lungo raggio, come gli Army Tactical Missile Systems (Atacms) e i droni Gray Eagle e Reaper, che a suo vedere potrebbero prevenire una nuova offensiva russa e permettere a Kiev di riconquistare territori: gli Stati Uniti temono che colpire in profondità nel territorio russo possa scatenare un conflitto più ampio tra la Russia e la Nato. Ma ha ricevuto l’impegno ancora una volta ad un appoggio a tempo indeterminato: «finché sarà necessario».

Zelensky ha parlato poi al Congresso riunito in seduta congiunta, sapendo che insedierà presto una maggioranza repubblicana alla Camera, contraria a dare «assegni in bianco» a Kiev. «È qui come Winston Churchill molte generazioni fa, come ambasciatore della libertà stessa», ha dichiarato il leader della maggioranza al Senato degli Stati Uniti Chuck Schumer, paragonandolo al premier britannico che nel 1941 si recò a Washington in cerca dell’aiuto Usa contro la Germania nazista. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, esortando in una lettera i colleghi ad essere presenti, ha ricordato che suo padre era un deputato quando Churchill fece quel discorso.

Nel Campidoglio che fu preso d’assalto il 6 gennaio 2021 in un attacco ai valori fondamentali della nazione, per una notte è stato così un leader straniero il simbolo della democrazia. «La lotta per l’Ucraina è la lotta per la democrazia stessa», ha scritto Pelosi. L’appello a Capitol Hill deve servire come quello di Churchill a cementare «l’alleanza che avrebbe vinto la Seconda Guerra Mondiale e costruito il mondo democratico moderno. «Sei l’uomo dell’anno», dice Biden, ricordando a Zelensky che è stato scelto nel 2022 dalla rivista Time. Ma è al 2023 che pensa il leader di Kiev: «Il prossimo anno dovremo restituire la bandiera ucraina e la libertà a tutta la nostra terra, a tutto il nostro popolo».

Fonte: Corriere.it

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