Diventa quindi importante capire quanto questa spesa graverà sui bilanci delle famiglie datori di lavoro domestico nel mese di dicembre. A partire da queste considerazioni, l’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico ha stimato nel IV Rapporto annuale l’esborso delle famiglie datori di lavoro domestico per la tredicesima mensilità dei loro lavoratori.
Il primo fattore da considerare per il calcolo della mensilità è dato dalla durata del contratto: infatti, nel caso di un anno “parzialmente lavorato”, devono essere corrisposti tanti dodicesimi di questa mensilità quanti sono i mesi del rapporto di lavoro.
E per il settore non è un fenomeno particolarmente raro: un lavoratore domestico può essere assunto e licenziato nel corso dell’anno e in caso di cessazione del rapporto di lavoro, la tredicesima viene liquidata anticipatamente prima della mensilità del mese di dicembre. In base agli ultimi dati INPS, solo il 45% dei lavoratori ha contratti che coprono l’intero anno, mentre non sono pochi i lavoratori che non arrivano ai 6 mesi di lavoro (37%).
Per questo, per riuscire a stimare l’importo che le famiglie datori di lavoro domestico esborseranno prima di Natale, consideriamo solo i lavoratori che nel 2021 hanno dichiarato almeno 50 settimane di lavoro ed ipotizziamo che l’andamento sia simile anche per il 2022. Per questi lavoratori domestici la tredicesima corrisponde a circa una mensilità all’anno, ovvero 1/12esimo della retribuzione globale di fatto per ogni mese lavorato.
Sono state quindi analizzate le retribuzioni medie dei lavoratori con almeno 50 settimane di lavoro ed in base alla loro retribuzione annua è stata calcolata la tredicesima: si tratta di oltre 432 mila lavoratori che riceveranno dalle famiglie datoriali quasi 300 milioni di euro questo dicembre.
Se poi consideriamo la tipologia di lavoro svolto, si tratta di 272 mila lavoratori con funzione di Colf e di 160 mila Badanti, ed il costo della tredicesima è di rispettivamente 162 e 132 milioni.
Questi costi si vanno ad aggiungere a quelli che le famiglie datoriali sostengono tutto l’anno per l’assistenza dei propri cari e della casa, pari a 8 miliardi di euro complessivi per la sola componente regolarmente assunta.
Per rendere queste spese più sostenibili, le famiglie datoriali chiedono il riconoscimento allo Stato della deducibilità dal reddito di tutte le retribuzioni corrisposte ai lavoratori domestici e dei relativi contributi. In altre parole, in presenza di un contratto regolare, le famiglie datori di lavoro domestico dovrebbero avere la possibilità di detrarre dai loro redditi tutte le retribuzioni corrisposte e gli oneri. Questo meccanismo avrebbe un duplice beneficio: da un lato rappresenterebbe un sostegno alle famiglie per le esigenze di lavoro domestico, favorendo al tempo stesso l’emersione del lavoro irregolare (che oggi rappresenta più del 50% del settore).
Con le nuove deduzioni, la spesa per lo Stato crescerebbe da un minimo di 1 miliardo (sotto-stimando l’utilizzo delle detrazioni delle classi più basse, per mancanza di imponibile alcune potrebbero non utilizzarlo) ad un massimo di 1,6 miliardi (sovrastimando la deduzione, ipotizzando che tutti la utilizzerebbero).
Queste deduzioni porterebbero ad incentivare il lavoro regolare e l’emersione del lavoro “grigio” e “nero”. Un investimento che non solo renderebbe il costo del lavoro domestico più sostenibile, ma grazie all’incentivazione del lavoro regolare porterebbe un vantaggio indiretto allo Stato, in termini di gettito fiscale. Queste nuove entrate, infine, andrebbero a compensare gli sgravi dati ai datori di lavoro domestico, creando un circolo virtuoso.
Commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale DOMINA: “Le famiglie datoriali giustamente questo mese pagheranno le tredicesime dei loro lavoratori, ma chiedono allo Stato una riforma fiscale che consenta la deducibilità dal reddito di tutte le retribuzioni corrisposte ai lavoratori domestici e dei relativi contributi. Questa riforma consentirebbe anche l’emersione dei rapporti di lavoro informali e favorirebbe la diminuzione del lavoro nero, uno degli obiettivi su cui il Governo sta già lavorando”.