Questa “rivisitazione” delle tappe della nostra vita terrena non può far dimenticare che in questo giorno di festa, che dovrebbe essere tutto ispirato alla spiritualità e rifuggire dall’attrazione del consumismo, altri uomini soffrono ingiustizie, dittature e guerre.
Penso al martoriato popolo delle donne e dei giovani iraniani, uccisi e feriti nelle strade, sottoposti a torture e a falsi processi che si concludono con feroci esecuzioni capitali. Penso al loro indomito coraggio, all’esempio che stanno offrendo a tutto il mondo nella lotta per le libertà civili (tra cui quello delle donne di non indossare il velo islamico).
Penso alle giovani donne afgane, alle quali viene negato il diritto all’istruzione da una dittatura islamica sorretta dal fanatismo talebano, che, in questi giorni per noi di festa, sono in strada a protestare, rischiando la vita o il carcere.
Penso al valoroso popolo ucraino che sta reagendo ad una guerra ingiusta, che vuole scardinare la democrazia così faticosamente conquistata e il sogno di appartenere ad un’Unione Europea, la quale in questi decenni ha costituito il baluardo più solido delle libertà individuali e collettive.
Penso ai tanti popoli dell’Africa e dell’Asia, che lottano per la sopravvivenza in Paesi in cui spietati dittatori, con l’ausilio di multinazionali che intendono solo appropriarsi delle loro tante risorse naturali, negano le libertà politiche e costringono alla fame e alla sete milioni di uomini.
Penso ai tanti poveri, che anche in Italia hanno subito gli effetti di una crisi del sistema economico ed hanno perduto il lavoro e, qualche volta, gli affetti.
Sia consentito dedicare a questi uomini una preghiera, nella speranza che il giorno della nascita di Nostro Signore possa lenire le loro sofferenze e dare loro una concreta speranza.
Ai lettori di questa rubrica, alle loro famiglie e ai loro cari, rivolgo un sincero augurio di serene festività, dando loro appuntamento al nuovo Anno
Giuseppe Fauceglia