È pari a 1,5 milioni di euro l’Iva evasa scoperta dall’agenzia delle Accise, dogane e monopoli di Perugia durante un’indagine che ha riguardato un’organizzazione che ha tentato di acquistare nel cuore verde di Italia un deposito di smistamento. Circa 3 milioni di euro l’ammontare delle sanzioni.
Nelle scorse ora l’Adm ha notificato i relativi provvedimenti in collaborazione con i colleghi dell’ufficio delle Dogane di Salerno.
Nello specifico, la verifica contabile e amministrativa ha interessato – come riporta il sito web umbria7.it – una società operante nel commercio di carburanti con sede a Roma il cui legale rappresentante, residente a Salerno, è risultato senza alcuna esperienza nel settore e del tutto estraneo alla gestione dell’azienda, configurandosi così come un mero prestanome.
Le indagini, partite nel 2018 a seguito di un’inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Perugia anche con l’ausilio della guardia di finanza, si erano allargate fino al territorio laziale coinvolgendo la procura della Repubblica di Roma alla quale erano stati deferite tre persone: l’amministratore della società romana insieme a un addetto alla commercializzazione della merce petrolifera, entrambi di Salerno, e un perugino con il compito di rappresentante che aveva già iniziato la sua attività nel cercare distributori in Umbria disponibili ad acquistare i propri prodotti energetici.
L’inchiesta aveva appurato, tanto forte era l’interesse di “penetrare” nel territorio umbro grazie alla posizione logisticamente favorevole rispetto alla sede principale, che i presunti responsabili della frode avevano cercato di acquisire un immobile per destinarlo a deposito di carburanti dal quale poi smistare i prodotti provenienti da Paesi Unionali e fatti transitare attraverso depositi fiscali del centro Italia.
L’intento fraudolento era quello tipico delle “società cartiere”: simulando il possesso dello status di esportatore abituale, venivano effettuati acquisti sul territorio nazionale emettendo illegittimamente dichiarazioni di intento per un imponibile complessivo di 3.373.577 Euro. La corrispondente Iva evasa, considerando le modalità di acquisto e la successiva rivendita, è stata quantificata in 1.484.000 Euro al netto delle sanzioni che ammontano, come già indicato, a circa 3 milioni. Proprio in queste ore sono state formalizzate le attività di contestazione all’amministratore campano.
«Si tratta di un’attività di accertamento complessa – il commento del direttore territoriale Adm per la Toscana e l’Umbria, Roberto Chiara – che dimostra come sia alta la vigilanza di Adm sul territorio anche nel delicato settore del commercio dei prodotti petroliferi da sempre oggetto di speculazioni e frodi da parti di società aventi scopi criminosi».