Il Vaticano ha riaperto il caso legato alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha riferito che promotore della giustizia Alessandro Diddi ha deciso di riaprire le indagini sulla sua scomparsa.
Un nuovo capitolo su una vicenda che va avanti da quarant’anni precisamente dal pomeriggio del 22 giugno 1983 quando la 15enne, figlia di un dipendente vaticano, scompare nel nulla. Era uscita da casa per andare a lezione di musica in piazza Sant’Apollinare, vicino l’omonima basilica dove più tardi si scoprì che vi era seppellito uno dei membri della banda della Magliana, Enrico De Pedis, che alcuni testimoni considerano l’esecutore del sequestro per conto di alti prelati.
L’obiettivo è adesso risolvere tutti gli elementi ancora incompresi di uno dei più grandi misteri della storia del Vaticano. Gli inquirenti riprenderanno fascicoli, documenti, testimonianze e informative.
Il motivo della riapertura delle indagini sono le richieste della famiglia. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha allegato alla nuova denuncia le immagini di una conversazione su Whatsapp tra due prelati, che non sono indagati ma che potrebbero essere sentiti dai pm vaticani come persone informate sui fatti.
Il procedimento della Procura di Roma sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, quest’ultima avvenuta il 7 maggio del 1983, era stato archiviato nel 2015 su richiesta del procuratore capo Giuseppe Pignatone, ora presidente del Tribunale Vaticano..
“Noi ne siamo all’oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati”, dice la legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò.
Olindo Nuzzo
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