L’unico elemento – praticamente inutile all’identificazione – è che era nato nel 1970. Di lui – come riporta il quotidiano “La Città” oggi in edicola – non si sa altro, come sia arrivato al pronto soccorso o quale sia il suo nome.
Prima che il cadavere fosse riposto nella cella frigorifera della camera mortuaria dell’ospedale sono state prese le impronte digitali per cercare di comprendere almeno quale sia il passato della persona, per tentare di dare un’identità a un corpo che, ora, nessuno reclama.