C’è tempo fino al 28 di febbraio per inviare la Dsu (Dichiarazione sostitutiva unica) all’Inps e ottenere l’aggiornamento dell’indicatore, altrimenti a partire dalla mensilità di marzo verrà erogata solamente la quota minima di 50 euro per ciascun figlio. A quel punto solo chi aggiornerà l’Isee entro il 30 giugno potrà ottenere gli importi arretrati ricalcolati in base al parametro dal mese di marzo: chi lo farà dopo, li riceverà modulati in base all’indicatore solo dal momento di presentazione della Dsu.
Lo scrive ilSole24Ore.it. Su un totale di 8.446.512 figli raggiunti, sono il 18,6% quelli a cui l’assegno unico viene riconosciuto in assenza di un Isee in corso di validità del nucleo familiare di appartenenza (in tutto 1.567.607, in base ai dati Inps a fine novembre 2022). A non aver presentato l’Isee l’anno scorso, dunque, sono state numerose famiglie interessate dalla misura, nonostante risulti “superfluo” averlo solo per coloro che superano i 40mila euro: solo oltre questa soglia spetta comunque la quota minima universale. Stupisce ancor di più notare, nonostante i correttivi previsti in questi casi alla scala di equivalenza, che l’Isee non è stato presentato per ben 42.899 figli disabili a cui viene riconosciuta la misura, quindi, in forma minima.
Per gli altri figli beneficiari, per cui è stato compilato un Isee nel 2022 (6,88 milioni), resta necessario presentare la nuova Dsu entro il prossimo 28 febbraio per continuare a percepire le somme spettanti in base alla situazione economica. Altrimenti, ad esempio, per 3,98 milioni di figli con Isee inferiore a 15mila euro, da marzo l’assegno potrebbe scendere dai 195 euro riconosciuti in media in questa fascia ai 50 della quota minima.
Non occorrerà, invece, presentare una nuova domanda di assegno unico: chi già percepisce l’assegno riceverà in automatico la nuova annualità, che scatta da marzo 2023 a marzo 2024. A dover presentare una nuova domanda sarà solo chi non l’ha ancora fatto e non è ancora raggiunto dalla misura (in 72mila l’hanno inviata tra dicembre e gennaio, fa sapere l’Inps). Così come dovranno intervenire “modificandola” tutti coloro che hanno situazioni familiari da aggiornare (nascita di figli, variazione/inserimento della condizione di disabilità, separazione, variazioni Iban, maggiore età dei figli): le modifiche andranno anch’esse inserite entro fine febbraio per poter ottenere gli importi “aggiustati” da marzo. Altrimenti il rischio è sempre quello di cadere nella trappola dei conguagli.
Gli aggiustamenti degli importi in corso d’anno (sia al rialzo sia al ribasso) «sono fisiologici», fa sapere l’Inps, «per una misura come l’assegno unico che può variare nell’importo spettante o nella decorrenza». Accade, ad esempio, se si presentano l’Isee o le modifiche entro il 30 giugno; con l’inserimento di un nuovo nato, per gli importi riconosciuti dal settimo mese di gravidanza; si è dovuto procedere a conguaglio anche per alcune maggiorazioni, ad esempio quelle stabilite in corso d’anno dal Dl 73/2022 per i figli disabili (dal 2023 approvate a regime) o quelle per i nuclei numerosi dopo il chiarimento sui figli da considerare ai fini del calcolo.
Mensilità di febbraio più ricca
Nel frattempo la legge di Bilancio ha approvato per il 2023 altri ritocchi:
– l’aumento del 50% della maggiorazione mensile da 100 a 150 euro per i nuclei con almeno 4 figli;